7.0
- Band: MOONDARK
- Durata: 00:46:21
- Disponibile dal: 20/12/2024
- Etichetta:
- Pulverised Records
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Dopo oltre tre decenni dal loro primo demo “Demo #1 / The Shadowpath” – un piccolo culto underground ormai ristampato più volte – i Moondark presentano finalmente il loro primo full-length album, “The Abysmal Womb”, portando finalmente a compimento quel processo iniziato con la reunion del 2011 (di cui ricordiamo ancora con grande piacere il concerto al Kill-Town Death Fest di Copenhagen).
Oggi la formazione del gruppo svedese ruota principalmente attorno a membri di Interment e October Tide e si cimenta in un suono che, partendo dal grezzo death metal cadenzato degli esordi, si è fatto un po’ più ricco di sfumature, avvicinandosi in certi casi a vere e proprie arie death-doom.
Sin dall’opener “Where Once Was Life”, si percepisce una certa evoluzione nel songwriting: ovviamente i Moondark non rinunciano alla loro anima old school, ma cercano qui, almeno a tratti, di spingersi oltre, integrando più melodia e un’attenta alternanza tra momenti di pura pesantezza e atmosfere maggiormente dolenti e riflessive. La struttura del disco, non a caso, si rivela presto un continuo dialogo tra passato e presente: una traccia particolarmente quadrata come “Infernal Genocide” richiama non poco l’approccio dei Bolt Thrower di “Realm of Chaos”, con tanto di esplicito omaggio a “World Eater”, mentre episodi come “Suffer the Dark”, “Beyond Darkness” e la title-track esplorano territori più sfaccettati, avvicinandosi appunto a un death-doom che gioca senza nasconderlo con certi chiaroscuri e una più insistente ricerca di pathos.
L’elemento chiave dell’album è insomma questa inedita dinamica tra le due chitarre, che intrecciano riff potenti con soluzioni più fumose, per un’interazione che dà una certa profondità alle composizioni e spezza la monotonia di un approccio esclusivamente basato sull’affastellamento di riff sempre più corposi. Le influenze dei Winter o dei primi Purtenance permangono, ma si fanno notare all’interno di un’esperienza sonora più variegata, che sembra appunto nutrirsi di una sensibilità maggiormente moderna e sfaccettata.
Certo, la tracklist non offre particolari impennate di ispirazione oltre ai brani già menzionati: se da un lato il disco scorre con coerenza, dall’altro non si segnalano episodi davvero memorabili che spicchino nel panorama complessivo. Eppure, c’è qualcosa di piuttosto appagante nel viaggio che “The Abysmal Womb” offre: non si tratta di un album perfetto, ma di un racconto onesto e vivido di una band che, a dispetto delle tempistiche a dir poco impegnative, ha scelto di non abbandonare la strada intrapresa trent’anni fa. È un cammino accidentato, a volte avvolto dall’oscurità, altre illuminato da lampi di creatività, ma che culmina in un’opera che sembra dire: “ce l’abbiamo fatta, alle nostre condizioni”.
Per chi ama il death metal più compatto e torvo o per chi, da sempre, segue l’underground svedese e le vicende di musicisti come Johan Jansson e Mattias “Cryptan” Norrman, un lavoro da inserire nella lista dei prossimi ascolti.
