
7.5
- Band: MOONLIGHT HAZE
- Durata: 00:37:39
- Disponibile dal: 23/05/2025
- Etichetta:
- Scarlet Records
Spotify:
Apple Music:
I nostrani Moonlight Haze, almeno per chi scrive, ad oggi rappresentano una delle poche band, appartenenti al loro filone d’appartenenza, in grado di risultare convincenti ed emozionanti ad ogni nuova uscita, grazie ad una indiscutibile capacità di confezionare in maniera ottimale le proprie composizioni.
Queste ultime partono senza dubbio dal concetto di metal sinfonico, con la voce della talentuosa Chiara Tricarico in veste di marchio di fabbrica, con però un fortissimo carattere riposto nel songwriting, che non manca di risultare orecchiabile e, potenzialmente, toccante, come ben si addice a una band di questo genere, senza però rinunciare alla grinta strumentale e alle trovate particolari, da scovare all’interno dei singoli brani.
Con l’opera precedente “Animus”, uscita peraltro in un periodo poco successivo alla pandemia, la band era riuscita a superare lo scoglio del terzo disco senza arrancare sul fronte qualitativo, e notiamo con piacere che la sequenza positiva non accenna a fermarsi nemmeno col quarto lavoro in studio “Beyond”, che di fatto si pone come un ulteriore tassello di una discografia emblematica di come si possa mantenere vivo e interessante un genere, se non addirittura rilanciarlo in un mercato in cui, evidentemente, c’è ancora spazio per prodotti di questo tipo.
L’iniziale title-track è una via di mezzo tra un intro e una ballad vera e propria, ma è con la successiva “Tame The Storm” che l’atmosfera inizia a diventare incalzante, proseguendo con una maggiore dolcezza in “Crystallized” e tornando su toni più decisi grazie al singolo “Chase The Light”, che ci convince ancora di più nel momento in cui la sentiamo a contatto con tutti gli altri brani. Infatti, la coerenza stilistica la fa da padrone, con melodie ben studiate e ritornelli catchy e ben interpretati, ma non per questo vi sono accenni di noia o ridondanza di fondo; anzi, al contrario, il sound si presenta benissimo, con una buona valorizzazione dei singoli elementi, e ogni brano mantiene una propria essenza e vi sono pochissimi punti morti, anche grazie all’esperienza maturata da questi musicisti nel corso degli anni, insieme e all’interno di altre formazioni.
Dubitiamo sia un caso che “Would You Dare?” ci risuoni così potenzialmente adatta a figurare in un lavoro degli Avantasia, in maniera simile anche alla movimentata “Time To Go”, per non parlare di una aggressiva “D.N.A. (Do Not Apologize)” che, oltre a ricordarci il titolo di un famoso brano dei Testament, trasuda power metal tedesco da ogni riff, seppur contaminato con gli inserti più sinfonici e luminosi, tipici dei Moonlight Haze.
Tuttavia, non vi abbiamo ancora parlato di “L’Eco Del Silenzio”, a tutti gli effetti una ballad cantata in lingua italiana, una trovata coraggiosa non da poco: in dischi simili la ballad è sempre un momento atteso da buona parte del pubblico internazionale, e decidere di giocarsela in lingua madre è un azzardo per cui vogliamo sinceramente congratularci con la band, in quanto potrebbe essere un’arma a doppio taglio, ma anche una chicca non indifferente.
Di buona fattura anche “Untold”, che ci ha ricordato le derive più ‘pop’ di certi pezzi degli Stratovarius – da sempre tra le band ispiratrici del batterista e compositore Giulio Capone – e la conclusiva “Awakening”, anche se ammettiamo di aver apprezzato maggiormente quest’ultima nella sua veste di singolo, mentre forse avrebbe giovato un qualcosa di più elaborato e climatico per gli istanti finali; magari una lunga suite con qualche bel saliscendi di energia in evidenza, in grado non solo di tirare una sferzata all’andamento proprio in concomitanza della fine, ma anche di allungare un ascolto dalla durata anche troppo contenuta.
Nel loro filone, i Moonlight Haze dimostrano ancora una volta di essere tra i nomi di spicco nel panorama metal italiano e non solo: lo dimostra anche la popolarità di cui stanno godendo ulteriormente, testimonianza dello sforzo – riuscito – di tenere nuovamente alta l’asticella di un filone che, a detta di molti, già da diversi anni sembrava aver esaurito le proprie migliori cartucce. Inoltre, è altrettanto complesso riuscire a produrre album con buona costanza, senza mostrare il fianco ad inciampi o cali effettivi di sorta, e per questo ci auguriamo che il futuro possa avere in serbo tante soddisfazioni per i ragazzi, nonché altre opere di livello analogo a quello attuale.