7.0
- Band: MOONLIGHT SORCERY
- Durata: 00:19:22
- Disponibile dal: 13/01/2023
- Etichetta:
- Avantgarde Music
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Dopo il davvero valido EP del 2022 (“Piercing Through The Frozen Eternity”) ci si aspettava un debut album di valore per questo nuovo progetto black metal finlandese. Invece “Nightwind: The Conqueror From The Stars” è un altro EP, anche più breve rispetto all’esordio: questo lascia un po’ di amaro in bocca, perché i Moonlight Sorcery dimostrano di nuovo di avere ottime idee, dimostrano di essere capaci di ripensare il black metal melodico in una chiave non rivoluzionaria ma nettamente personale… Insomma, dimostrano di essere pronti per misurarsi con un primo album. A ogni modo, non resta che confrontarsi con questa esigua manciata di minuti di nuova musica. E, come accennato, si tratta ancora una volta di musica di qualità.
Questo EP consta di tre brani inediti più una cover degli Agatus (storica band black metal greca). In meno di venti minuti i Moonlight Sorcery sfoderano un intreccio inesausto di furia glaciale direttamente discendente dalla più pura tradizione melodic black (Dissection, Sacramentum e così via) miscelata con grandi idee melodiche a tratti addirittura dal sapore heavy o power (sorprendente in tal senso “Yötuulten Kutsu”), fino a sfociare in un mix di death melodico (se non addirittura con un retrogusto metalcore) e l’onnipresente tradizione black metal nordica e novantiana (suggerita anche da una produzione capace di restituire un’atmosfera old-school nonostante l’evidente perizia tutta contemporanea nell’esaltare ogni spazio sonoro). Uno degli aspetti più interessanti della band finnica è la grande presenza della chitarra solista, che non disdegna virtuosismi quasi barocchi, unendosi in un sound granitico e solido piuttosto singolare se si considera il genere di provenienza – si ha un’apoteosi in tal senso nella strumentale “Constellations”, dove si percepiscono rimandi al miglior Tolkki e tutta la galassia di ‘quei’ guitar heroes.
Al netto di tutto questo grande lavoro compositivo, permane un senso di incompiutezza: tre nuovi brani (uno dei quali strumentale) e una cover, dopo un EP d’esordio tanto convincente, non fanno altro che alimentare l’attesa per un discorso musicale più ampio e definitivo – per potersi esporre finalmente in modo netto a favore di questa nuova band, senza più assaggi, ponendo invece gli ascoltatori davanti a una band con all’attivo un completo episodio discografico.