7.5
- Band: MOONSORROW
- Durata: 00:53:48
- Disponibile dal: 10/03/2003
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Audioglobe
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Ecco uno di quei pochi gruppi che possono fregiarsi del titolo di comporre musica ‘epic pagan metal’. La copertina non lascia adito a diverse interpretazioni: una pietra incisa dalle rune lasciata in un bosco coperto dalla neve (cosa che in Finlandia non capita raramente). Sembra davvero che la neve abbia celato sotto di sé quell’antico sentimento pagano che scorre nelle note dei Moonsorrow, preservando il gusto della band dai cambiamenti vertiginosi della musica metal negli ultimi tempi. “Kivenkataja”, il nuovo album della band, è un richiamo a valori e spiritualità di tempi lontani ma ancora pulsanti. La lunghissima canzone d’apertura “Raunioilla” è un monumento al pagan metal, genere tutt’altro che sorpassato. Maestri di un’antica arte, i Moonsorrow dovrebbero insegnare cosa sia la vera epicità alle falangi del power metal che confondono un mood profondo con una musicalità da videogioco, in cui tutto è presente fuorché la drammaticità e la solennità. Lenti, cadenzati, a tratti sinfonici, i Moonsorrow sanno esibire cori validissimi nei momenti più adatti, la voce si alterna con parti pulite e screaming per sottolineare gli sbalzi dell’umore della musica. Unica song che non convince è “Jumalten Kaupunki”, che suona stranamente un po’ troppo Bal-Sagoth (quella sì che era epicità fantasy!). Nella terra dei laghi la musica si staglia sulle infinite distese ghiacciate, in mezzo alle profonde foreste, sui mari gelati; in una terra in cui sembra di poter toccare il cielo con un dito, la musica di questi finlandesi vi farà capire qualcosa in più della loro terra, qualcosa in più, forse, di vostre passate esperienze in cui cercavate momenti solenni mentre eravate a contatto con la Natura. L’elemento folk è onnipresente in questo cd, riprodotto sia attraverso i synth (i Moonsorrow riescono persino in questo!) che con gli strumenti acustici e tradizionali. Proprio ascoltando i momenti che sanno di antico ci si rende conto quanto la musica, lo spirito finlandese del passato, debba la sua natura a tutto un disparato insieme di tradizioni, tradizioni che i popoli dell’antichità sapevano essere un bagaglio culturale proveniente da un’origine comune. Non stupitevi se alcune parti non suonano per voi troppo ‘finlandesi’, il ghiaccio finnico è stato percorso da molte genti: alcune canzoni come “Matkan Lopussa” sono pervase dallo sciamanesimo proprio dei Sami (i Lapponi). E l’immagine ultima che rimane è quella dell’inizio: la pietra runica in copertina che ci ha fatto viaggiare nel tempo e nello spazio. Il bosco finlandese è gravido di echi suggestivi, ascoltatelo anche se vi suonerà strano, indecifrabile al primo istante ma in grado poi di rischiarare qualcosa che serbate dentro da tempo. Per chi sa interpretare le rune, per chi sa apprezzare una musica che racconta storie vissute.