8.0
- Band: MORBIFIC
- Durata: 00:42:00
- Disponibile dal: 21/04/2025
- Etichetta:
- Me Saco Un Ojo Records
- Memento Mori
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C’è un fascino perverso nell’orrore che si ripete, nella marcescenza che si rigenera invece di dissolversi. “Bloom of the Abnormal Flesh”, il terzo album dei Morbific, è la testimonianza di come certo death-grind particolarmente viscido e malizioso possa comunque evolversi un pochino, senza ovviamente perdere poco o niente della sua urgenza primitiva.
Il giovane gruppo finlandese torna con quello che è oggettivamente il suo album meglio prodotto, offrendoci una manciata di composizioni che approfondiscono lo stile esposto nelle precedenti pubblicazioni, aggiungendo appunto maggiori definizione audio e uno sviluppo ancora più attento a livello di cambi di tempo e registro, con pezzi variegati nei quali il trio sperimenta con melodie e trovate inusuali, confermando la sua vicinanza spirituale a formazioni storiche dell’underground finlandese come Xysma e Disgrace.
Se il precedente “Squirm Beyond the Mortal Realm” era a tutti gli effetti un tuffo in una cloaca auditiva, soprattutto per via di una produzione a dir poco essenziale, “Bloom of the Abnormal Flesh” è il mostro che emerge da quelle acque nere, più lucido e minaccioso che mai. La resa sonora si discosta un po’ dalle saturazioni abrasive a oltranza del passato, trovando un equilibrio che esalta ogni strato del suono senza naturalmente ripulirne del tutto l’essenza lurida. Di nuovo, si respira a pieni polmoni il fetore del death metal di fine anni Ottanta e quello del peggiore underground dei primi anni Novanta, ma con una consapevolezza compositiva che evita la più piatta riproposizione del passato. Il risultato è un disco che pulsa di una vitalità malata, avvolto in un’atmosfera viziosa che permea ogni nota.
Al terzo full-length (senza contare tutte le altre uscite di breve durata), la band dimostra una padronanza sempre maggiore della propria formula: le composizioni, pur rimanendo ancorate a un’estetica grezza e deforme, sono strutturate con attenzione ai dettagli, con sezioni che si alternano senza forzature, creando un flusso narrativo organico. I brani più immediati si incastrano puntualmente con quelli maggiormente articolati, in un equilibrio che rende il disco scorrevole e coinvolgente, senza mai perdere il senso di soffocante oppressione. Non mancano poi i momenti di autentico delirio, dove il riffing si contorce in spirali surreali, mentre le melodie – sghembe, ovviamente – scavano ancora più in profondità nel substrato viscido e decadente che è ormai il marchio di fabbrica della band.
Ogni traccia trasuda quella furia death-grind che ha reso grandi i loro modelli, ma il trio sa insomma quando rallentare e giocare con le dinamiche, evitando il rischio di appiattire l’ascolto in una semplice sfuriata. Episodi come “Menagerie of Grotesque Trophies” o la title-track sono esempi lampanti di questa capacità di gestione dei contrasti, nel loro essere cavalcate tra groove vischiosi e accelerazioni slabbrate, dove la melodia si insinua appunto subdolamente nel marciume generale, conferendo alle trame una profondità inaspettata.
In sintesi, “Bloom of the Abnormal Flesh” segna un’ulteriore maturazione per i Morbific, affinando la loro scrittura e rafforzandone l’impatto. L’album avanza compatto e senza incertezze, confermando un’identità ben definita e una sicurezza sempre maggiore nel proprio linguaggio. Lontano dall’essere un semplice tributo ai giganti del passato, il lavoro dimostra una capacità di sintesi e rielaborazione che lo rende immediatamente solido e coinvolgente, perfettamente in linea con la poetica deviata della band finnica.