7.0
- Band: MORBIFIC
- Durata: 00:09:21
- Disponibile dal: 11/10/2024
- Etichetta:
- Extremely Rotten Productions
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Con il nuovo EP “Promethean Mutilation”, i Morbific continuano il loro stralunato viaggio nelle profondità del death-grind alla vecchia maniera, confermando una certa maestria nel reinterpretare il suono delle leggende del genere e nell’inserire al suo interno una vena più personale che rende il tutto intrigante. Composto da tre tracce che si sviluppano in appena dieci minuti, il mini riesce a condensare intensità e inventiva, dimostrando come la band – che al momento sta lavorando sul suo terzo full-length album – abbia ancora qualcosa da dire nel panorama underground.
Il primo impatto con “Promethean Mutilation” non lascia infatti dubbi: i richiami a primi Carcass e Pungent Stench sono forti e voluti, ma l’ascolto più attento rivela sfumature che, come accennato, arricchiscono il quadro complessivo. Di nuovo, i Morbific non si limitano a replicare pedissequamente i maestri, ma osano qua e là con soluzioni, sviluppi e arrangiamenti più eccentrici, che richiamano le bizzarre sperimentazioni di formazioni finniche storiche come Disgrace e Xysma, le quali, anche nei loro periodi di maggiore aderenza al verbo metal, erano solite speziare la proposta con interventi poco ortodossi. Questo si traduce in uno stile che, pur radicato nella tradizione, non disdegna guizzi blueseggianti e un’aria sorniona, creando un contrasto che cattura in primis per la sua trasversalità.
Tra i brani spicca “Stabbing Through the Hymen of the Dead”, un pezzo che si erge come uno dei migliori mai scritti dal trio. Qui, i soliti riff grassi si intrecciano in una struttura in cui è evidente anche l’influenza di band come Autopsy e Rottrevore, ma nella quale è presente anche uno spiccato gusto per melodie subdole, svelando un approccio compositivo più eclettico, con transizioni inaspettate che mantengono alta l’attenzione dall’inizio alla fine.
Anche gli altri due pezzi del lotto non deludono, confermando il gusto della band per riff memorabili e un sound che riesce a distinguersi pur rispettando i canoni del genere. Una prova lampante della capacità dei Morbific di omaggiare il passato senza rimanerne schiavi.
Il lavoro è breve, sì, ma ogni minuto è sfruttato al massimo, lasciando il desiderio di ascoltare ancora e di approfondire la conoscenza di una realtà giovane che sembra più che mai desiderosa di andare per la propria strada e di addentrarsi in un universo musicale che non teme di essere brutale, grottesco e, al tempo stesso, notevolmente vivo.