![](https://metalitalia.com/wp-content/uploads/2024/12/IMG_1245.jpeg)
7.5
- Band: MORK GRYNING
- Durata: 00:43:59
- Disponibile dal: 13/12/2024
- Etichetta:
- Season Of Mist
Spotify non ancora disponibile
Apple Music:
Si può dire tutto ed il contrario di tutto sugli svedesi Mörk Gryning: sorprendenti, sfortunati, deludenti, sottovalutati, demotivati, rinati e tanto altro ancora, ma del resto la loro carriera è la testimonianza di continui alti e bassi.
Per capire il nuovo album cerchiamo di riassumere brevemente la loro storia: nati nel 1993, due anni dopo debuttano con l’album “Tusen År Har Gått…” un fulgido esempio di black metal melodico, quello che diverrà un marchio di fabbrica tipicamente svedese. La band sorprende in positivo un po’ tutti con questa release – tutt’oggi la miglior cosa espressa dai Nostri – purtroppo o per fortuna, però, in quel periodo la scena svedese (e non solo), stava vivendo i suoi anni d’oro e così questo piccolo gioiello passa un po’ in sordina, in quanto nel medesimo anno escono i Dissection con “Storm Of The Lights Bane” ed i Naglfar con “Vittra”, due pietre miliari che oscurano inevitabilmente i Mörk Gryning.
La mancata consacrazione dei Nostri negli anni seguenti è determinata dal fatto che non sono riusciti ad eguagliare o superare quel primo gioellino, e la loro carriera avrà più di qualche alto e basso; in concomitanza, va segnalata l’agguerrita concorrenza che in Svezia produce ottimi album targati Dawn, Necrophobic, Noctes, Lord Belial, A Canorous Quintet, Unanimated, giusto per citarne soltanto alcuni.
La fine per la band sembra ormai segnata nel 2005 quando Goth Gorgon (bassista e tuttofare della band) annuncia lo scioglimento dei Mörk Gryning causa mancanza di ispirazione: triste quanto sincero epilogo, esso si consuma con l’uscita post-scioglimento del mediocre album omonimo. Nel 2016 la band riprende però vita e si rifà decisamente nel 2020 con un album di tutto rispetto quale “Hinsides Vrede”.
Ora arriva il settimo sigillo “Fasornas Tid” che sembra finalmente collocare il gruppo nella sua giusta dimensione, al posto che gli spetta. Forse c’è un messaggio subliminale in questa release, come nella precedente, ovvero la voglia da parte della band di riprendersi la scena, seppur tardivamente, di collocarsi in una posizione di rilievo dove ora sembra esserci spazio mentre trent’anni fa c’era posto solo per i migliori.
Tra questi ultimi due album non c’è eccessiva differenza, e anche la qualità più o meno si equivale, produzione compresa, ottima per il genere proposto; certo, è cambiato il chitarrista solista, al posto di Avatar ora c’è Stefan Lundgren dei Sectu, ma lo stile della band non cambia di una virgola.
Dopo una trascurabile introduzione, arriva subito il primo brano “The Seer” che picchia duro sin dall’inizio per poi diventare più melodico con l’uso delle voci pulite che possono ricordare nella modalità quelle dei Borknagar del periodo “Empiricism” del 2001; graffianti e melodici come lo sono stati pure in passato, i Mörk Gryning sono la testimonianza che il black metal di stampo tipicamente svedese è ancora vivo.
Nella successiva “Tornet” (e su “An Ancient Ancestor Of The Autumn Moon”) canta in qualità di guest tale Christian Jönsson Baad degli Avslut, donando un pizzico di cattiveria in più grazie alla sua performance di tutto rispetto. Si arriva quindi alla title-track, forse il brano principe dell’intera release: il suo riff portante è a dir poco trascinante e qui la band una volta per tutte giustifica il ritorno sulla scena con la volontà di non essere una semplice comparsa. Il refrain è formidabile, con l’uso intelligente dei synth in sottofondo che qui e negli altri brani non diventa mai esagerato.
“Before The Crows Have Their Feast” è interessante perché ha una base prevalentemente thrash metal su cui vengono inseriti i riff melodici black metal e un coro dal sapore particolare un po’ in stile Solefald ai tempi di “Neonism”. Grazie al numero elevato di brani presenti su questa release e dalla loro durata non eccessiva, i Nostri riescono a diversificare la proposta musicale con dei semplici e brevi innesti magari ispirati da altri generi, ma senza andare mai ad intaccare il classico trademark di stampo svedese.
Su “Savage Messiah”, brano non eccessivamente violento, per contro non si può non notare l’uso dei synth con dei suoni sinistri, un po’ come facevano all’epoca i Grief Of Emerald. Pur non essendo memorabile, è bello trovare anche stavolta un brano acustico come “Barren Paths”, una scelta che va a mantenere viva quella ‘tradizione’ in auge nei tempi d’oro del black metal svedese. L’album si conclude con un bello e semplice brano violento come “Age Of Fire”.
Una release senza tanti fronzoli ed assai concreta che soddisferà gli amanti di questo genere: certo, in giro ci sono anche dei ritorni più convincenti ed intriganti, come ad esempio quello degli Unanimated, ma i Mörk Gryning nel 2024 fanno ancora la loro sporca figura.