
6.5
- Band: MORTA SKULD
- Durata: 00:39:48
- Disponibile dal: 25/09/2020
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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Se le anticipazioni del nuovo Six Feet Under dovessero avervi fatto passare la voglia di ascoltare death metal, il ritorno dei Morta Skuld potrebbe fungere da calumet della pace e riconciliarvi con un certo tipo di sonorità lineari e polverose. Una band, quella di Milwaukee, da sempre ascrivibile alla terza/quarta fascia americana e identificabile innanzitutto con la figura del cantante/chitarrista Dave Gregor, unico sopravvissuto della line-up degli esordi (chi si ricorda i primi “Dying Remains” e “As Humanity Fades”?) e vero baluardo alla tenacia e allo spirito underground di una volta. Già rifattosi vivo nel 2017 con “Wounds Deeper Than Time”, il Nostro torna oggi alla carica con un lotto di brani decisamente più a fuoco rispetto a quello di tre anni fa, forte del sostegno di un’etichetta molto rispettata come la Peaceville e della verve assicurata dai suoi nuovi compagni di avventura, centrando un obiettivo che, se da un lato non fa gridare al miracolo, dall’altro si attesta come una prova di forza che i suddetti colleghi (ma potremmo citare anche i Jungle Rot) possono solo sognarsi.
Metallo della morte cavernicolo che fa del concetto di groove il suo perno di rotazione, evidenziandolo anche quando i ritmi accelerano e il focus si sposta dal caterpillar degli Obituary a formazioni un po’ più scattanti come Baphomet e Cannibal Corpse dell’era “Eaten Back to Life”, in un saliscendi pensato appositamente per istigare l’headbanging e compiacere gli ascoltatori più tradizionali e amanti della schiettezza. Inutile quindi aspettarsi chissà quali evoluzioni o colpi di genio: fin dalla copertina e dai titoli, “Suffer for Nothing” è un prodotto spiccio da cui però trasudano impegno e dimestichezza con la materia death/thrash di fine anni Ottanta/inizio anni Novanta, racchiuso in una produzione potentissima che rimarca la voglia del quartetto di non offrire un prodotto raffazzonato o lasciato al caso.
E se è vero che il finale di tracklist è da pilota automatico inserito, ci pensano episodi come l’opener “Extreme Tolerance”, “Abyss of the Mind”, “Dead Weight” e “The Face I Hate” a dare senso e continuità a questa seconda parte di carriera dei Morta Skuld, accostabile sotto molti aspetti a quella dei compagni di etichetta Cancer. Avanti così.