6.0
- Band: MORTIIS
- Durata: 02:22:52
- Disponibile dal: 21/04/2017
- Etichetta:
- Omnipresence Productions
- Distributore: Sony
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Ci eravamo spinti a dire, parlando dell’ultimo “The Great Deceiver”, che Mortiis non sbaglia un colpo. Ed intendiamoci, “The Great Corrupter” non può certo essere criticato in termini di qualità o di produzione; ma viene piuttosto spontaneo chiedersi il senso di questa operazione, ossia il remixaggio completo dell’ultimo album vero e proprio. È abbastanza assodato come interi album di remix siano appannaggio tipico delle band industrial, ma se Ministry e Prong – per fare due nomi – hanno se non altro cercato nei loro episodi di declinare in forme anche distanti i brani originali (per esempio con iniezioni di dub) o di decostruirli pesantemente, qui ci troviamo a riascoltare brani che già avevano di fondo questo tipo di sonorità; e taluni anche in salsa multipla, dato che abbiamo di fronte a un doppio album. Beninteso, non mancano episodi coraggiosi, decisamente lontani dall’originale e stimolanti, così come restituzioni ancora più catchy di quanto sentito in precedenza che si lasciano ascoltare con piacere. In tal senso funzionano molto bene, e riescono ad avere un qualche margine di continuità e ragione d’essere, i cinque brani remixati dall’ex Nine Inch Nails e Marilyn Manson Chris Vrenna, venati di non pochi elementi di elettronica e aggro (si senta anche “Demons Are Back” rivista da Roy J. Digre alias Technomancer), ma complessivamente anch’esse non così lontane dagli originali. Spiccano, in merito alle trasgressioni di maggior interesse, nomi eccellenti che riescono ad imprimere bene la loro mano ai pezzi su cui intervengono; doveroso citare “Bleed Like You” rivisitata dai Manes, una dilatazione in territori ambient e quasi goa di ottimo livello, o il remix in chiave rumoristica ad opera di Merzbow, guarda caso sullo stesso pezzo. E quindi torniamo alla domanda (e al peccato) originale: sentivamo davvero il bisogno di questo album? Pare ovvio che i pezzi più riusciti fossero già buoni in originale, e quello che funziona sia decisamente altro rispetto alla proposta musicale (almeno attuale) del folletto norvegese; a nostro parere, insomma, per non rinunciare all’acquisto serve un approccio da veri collezionisti o da amanti delle divagazioni e dell’electro-industrial, più che di Mortiis stesso.