8.5
- Band: MORTIIS
- Durata: 00:53:57
- Disponibile dal: 07/12/2018
- Etichetta:
- Funeral Industries
- Omnipresence Productions
Spotify:
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È il 1993 quando tutto ha inizio per Mortiis: una nuova identità fisica e musicale che irrompe sul mondo del Metal allorché la sua band madre, ossia gli Emperor, non ha ancora debuttato sulla lunga distanza. È utile ricordarlo, non solo per ricordare il genio di questo folletto e dei suoi compagni di avventure, ma perché è molto facile giudicare le più esplosive e disarmanti novità col senno del poi; ma quando venticinque anni fa Håvard Ellefsen inventò di fatto il dungeon synth, il pubblico era a malapena pronto a quanto proposto dagli Emperor, figuriamoci a una sorta di colonna sonora fantasy horror della durata di quasi un’ora. È qualcosa di folgorante, quello che fece la comparsa tra questi solchi – anzi, su questo nastro; sì, perché questa è la prima ristampa (almeno ufficiale) in cd e vinile del lavoro, ed è per questo che preferiamo analizzarlo come un inedito. Cosa si può dire, però, di un lavoro che per quanto sottobanco è passato dagli stereo di tutti gli amanti del genere e che ha nel minimalismo assoluto il suo punto di forza? Nulla, tranne sottolineare l’eterea perfezione (nell’imperfezione, ma va bene così…) di una traccia basata praticamente su un solo giro di tastiera registrato su una Casio da due soldi, il cui gusto medievale, ossessivo e trasognato riesce a condurci in altri mondi come in rare occasioni. Nella prima parte del brano, le uniche variazioni stanno nella sovrapposizione degli accordi su altre tonalità, a diversa velocità o con poche note in minore qua e là, inserite in maniera quasi impercettibile; giunti a metà (al tempo si girava la cassetta, per i nostalgici) il brano assume per qualche minuto una cadenza più percussiva e più dilatata al tempo stesso, prima di tornare, dopo questo intermezzo da tregenda, alla sua naturale cadenza ipnotica. Nessuna linea vocale, nessun altro strumento, solo una soffocante e conturbante nenia ridotta all’osso. A onor del vero il lavoro è stato rimasterizzato da Jules Seifert, già produttore di alcuni più recenti lavori di Mortiis, così come è un dipinto inedito a cura di David Thierree ad arricchire la copertina; ma vi assicuriamo che nulla del fascino primevo viene ritoccato, è tutt’al più ripulita la resa sonora. Termina così, con il meritorio ripescaggio di questa mitica demo, la ristampa integrale dell’Era I di Mortiis, curata nell’ultimo anno da Ellefsen e Seifert stessi, senza troppi fronzoli o bonus track sparse qua e là, ma con molta attenzione per la storia di questo progetto e di un certo modo di intendere la musica; che sa ancora affascinare dopo un quarto di secolo.