9.0
- Band: MORTUARY DRAPE
- Durata: 00:49:51
- Disponibile dal: 1994
- Etichetta:
- Unisound Records
Sarebbe stato difficile trovare un capolavoro del passato più adatto di “All The Witches Dance” da pubblicare nel giorno di Ognissanti, giornata dedicata a tutti i defunti e alle anime dell’Aldilà: il primo disco di lunga durata dei Mortuary Drape, infatti, incarna totalmente lo spirito occulto e ritualistico che si addice a questo giorno, circondato da sempre da un’aura maledetta che lo rende ancor più malefico ed oscuro.
Siamo nel 1994, e mentre in Scandinavia si dettano i dogmi di quello che sta andando a costituirsi come il black metal più ortodosso, nel resto d’Europa iniziano a svilupparsi forme alternative in merito all’espressione del Male, concentrandosi spesso sul lato più filosofico e colto della faccenda. Mentre in Grecia realtà come i Necromantia sviluppano il loro metal sontuoso ed orchestrale e in Repubblica Ceca i Master’s Hammer ne accrescono il carattere narrativo e folcloristico, in Italia si assiste ad una radicalizzazione intorno alle tematiche esoteriche, che trova proprio nei Mortuary Drape il suo primo e pioneristico esponente.
Nata nella seconda metà degli anni Ottanta, la creatura del batterista e cantante Wildness Perversion rilascia diversi demo e l’interessante EP “Into The Drape” a cavallo dei due decenni, fino ad arrivare ad una forma matura e compiuta proprio in questo lavoro. La lunga invocazione contenuta in “My Soul” si rivela essere una preghiera per l’oscuro Signore secondo un’accurata traduzione in latino, un’intro da brividi pronta ad esplodere nella sfrenata “Primordial”, un assalto dalle reminiscenze thrash metal che pone subito l’attenzione sul sound ricercato dei Nostri.
Senza ricorrere infatti ai tipici suoni zanzarosi del Nord, si cerca in questo caso di approfondire le trame sonore con una produzione più precisa, meno feroce, quasi ‘pulita’ rispetto alle coeve realtà black metal e dall’indole certamente più atmosferica. In questo senso, “Astral Bewitchement” si configura come un primo gioiello di potenza maligna: la band non mostra nessun timore nel rallentare spesso i tempi al limite del doom, inserendo linee chitarristiche insidiose e dal fascino dannato. “Funeral Chant”, grazie anche alle eteree linee vocali femminili, ci cala direttamente all’interno di una minacciosa funzione religiosa innominabile, baciata da squisiti arpeggi in pulito e martellanti riff elettrici, prima che “Larve” aggiunga un inquietante elemento di ossessione grazie alla sua struttura circolare e alla prestazione vocale abissale di Wildness Perversion, altro fattore vincente di tutto il disco.
Si torna letteralmente a tremare con “Tregenda (Dance In Shroud)”: la sua insana cantilena iniziale ed il successivo arpeggio infernale rimangono uno dei pinnacoli assoluti del black metal occulto, nonché fonte di ispirazione per innumerevoli band a venire. “13th Way” è certamente l’episodio dell’album più vicino alle grammatiche del death metal, così teso nel riffing e sostenuto nei tempi, mentre “Medium Mortem” e “Occult Abyss” calano nuovamente una funerea cortina di mistero sulla scena, segnate ancora una volta dai sofisticati interventi della chitarra e del basso e dai potenti ritornelli della voce, capaci di stamparsi in mente e ritornare beffardi nei vostri incubi più neri.
Ascolto dopo ascolto, nuovi e segreti dettagli emergeranno all’orecchio, e anche quelle soluzioni considerabili all’inizio come ‘naif’ o forzate, troveranno la loro esatta posizione nel quadro generale, elevando “All The Witches Dance” ad uno stato di perfezione praticamente intoccabile.
Citati da molti come influenza fondamentale (Watain, Shining e Black Witchery sono solo alcuni nomi della lunga lista), ma avvicinati nello stile fondamentalmente da nessuno, i Mortuary Drape si configureranno da qui in poi come un unicum nel panorama metal internazionale, secondo una profonda ispirazione artistica che non si esaurirà con questo leggendario disco di debutto.