7.5
- Band: MOS GENERATOR
- Durata: 00:40:27
- Disponibile dal: 10/05/2018
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Avevamo parlato in toni lusinghieri dei Mos Generator un paio di anni fa, all’indomani della pubblicazione del loro precedente lavoro in studio, “Abyssinia”, che ci aveva convinto grazie ad un sound figlio dei Black Sabbath che, però, non si esauriva nell’imitazione sterile, ma portava nuova linfa grazie ad un songwriting fresco e all’ottima capacità strumentale del trio. Con molto piacere, dunque, ci ritroviamo oggi a confermare le buone impressioni avute all’epoca di “Abyssinia”, grazie al nuovissimo “Shadowlands”. A dispetto di una copertina anomala, quasi più adatta ad un disco black o death metal, il nuovo album dei Mos Generator porta avanti il discorso musicale intrapreso: il power trio di Washington, infatti, si cimenta in un hard rock dalle tinte stoner, che trova la sua influenza primaria della band di Tony Iommi, ma che riesce ad inglobare molte altre sfumature che attraversano quasi quarant’anni di musica, dagli anni Sessanta ai Novanta. Troviamo, così, brani più diretti e trascinanti, come il singolo di apertura, “Shadowlands”, esempio perfetto del sound dei Mos Generator; “Drowning In Your Living Cup”, caratterizzata da un ritmo quadrato e chitarre pastose; oppure “The Destroyer”, brano più cupo e battagliero, à la “Immigrant Song”, giocato su un riff martellante e la batteria in doppia cassa. Allo stesso tempo, però, i Mos Generator ci regalano colori e suggestioni differenti, come ad esempio “Stolen Ages”, che ci riporta alla mente i Grateful Dead e la psichedelia, con il suono caldo delle chitarre e le lunghe divagazioni figlie di una jam session senza limiti o sovrastrutture. Altro brano molto interessante è “Gamma/Hydra”, pezzo già edito in un 7” e parzialmente ri-registrato per l’occasione: un cantato debitore del buon vecchio Ozzy Osbourne si poggia su un curioso pezzo ritmato che evoca la science fiction degli anni Settanta, con addirittura un mellotron a dare un ulteriore tocco vintage. E che dire di “The Blasting Concept”, in cui la band molla il freno e si butta in un pezzo rock che ci ha ricordato addirittura i Foo Fighters? Insomma, un altro ottimo lavoro per i Mos Generator, che continuano a condensare pagine di Storia del Rock nel loro hard rock, nostalgico sì, ma non per questo vecchio e ammuffito.