7.0
- Band: MOTHERCARE
- Durata: 00:41:50
- Disponibile dal: /12/2010
- Etichetta:
- Kreative Klan
- Distributore: Andromeda
E’ con una serie di potenti mazzate presumibilmente ad opera di Mauro – il loro mitico percussionista – che inizia il terzo capitolo in studio dei Mothercare. Il combo veronese, dopo due album davvero di ottima fattura, sono divenuti uno di quei gruppi di nicchia che inspiegabilmente non è mai stato notato dai più e che, dopo ben cinque anni di interminabile silenzio, finalmente se ne esce con questo disco di cui, fatecelo dire, si sentiva la necessità! Dietro al microfono troviamo Simone Baldi che ha l’arduo compito di sostituire Guillermo Gonzales che in tutta sincerità aveva dalla sua un tocco di carisma e riconoscibilità in più, ma diciamo che questo nuovo arrivo riesce a vomitare nel microfono una dose massiccia di odio viscerale nei confronti di tutto e tutti, e che quindi ha trovato nel giro di poco tempo una sua dimensione all’interno della band. Descrivere la musica dei Mothercare non è propriamente un compito semplice, i nostri amano definire il loro stile come “pain core”, un’etichetta che di per sé non vorrà dire molto ma che ben riesce a dare un’idea di come può suonare un loro disco: quintalate di groove appesantito a dismisura da una fase ritmica terremotante coadiuvata da un percussionista davvero notevole come Mauro Zavattieri, riff taglienti, affilati, abrasivi che si alternano a momenti di paranoia gravissima, dove emerge un gusto solistico vagamente dissonante un po’ alla Meshuggah. Diciamo che, se dovessimo fare paragoni con altre band, diremmo che è un po’ come se Slipknot e Sepultura (era “Roots”) unissero le loro forze in progetto di odio. Un gradito ritorno dunque, forse un po’ meno sconvolgente dei suoi predecessori, ma i Mothercare sono una band che chi non conosceva non può e non deve continuare ad ignorare.