6.5
- Band: MOTHERSTONE
- Durata: 01:05:04
- Disponibile dal: 01/06/2008
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Scelgono l’impervia via dell’autoproduzione, per il loro esordio sulla lunga distanza, i romani Motherstone, gruppo già fattosi notare in passato per il ben accolto demo “Through The Paths Of Insanity”. Fin dalle note biografiche introduttive, “Biolence” si rivela un lavoro ambizioso e ben curato che, a livello di presentazione grafico-visiva e di produzione, è tranquillamente all’altezza di dischi supportati da etichette degne di fama: i Temple Of Noise Studios di Roma e Christian Ice sono noti già da qualche tempo e raramente abbiamo sentito suoni scadenti da platter provenienti dalle loro parti. E’ lodevole anche il concept lirico imbastito dalla band, sebbene ricalchi qualcosa di simile già fatto dai The Famili qualche anno fa: ogni traccia è dedicata ad un tragico fatto di cronaca nera accaduto in Italia nelle ultime decadi, quindi si riescono a rivivere, in una sorta di giornalino macabro e sanguinolento, le peripezie di Annamaria Franzoni (“Bloody Mary”), le gesta assurde di Erika e Omar (“300 Days To Consciousness”), il massacro del piccolo Tommaso Alessi (“Just Hiss”), la strage di Erba (“Slaughter Machine”) e così via. Detto del contorno di “Biolence”, occorre ovviamente spendere qualche parola sulla musica contenuta in esso: premettendo che tredici tracce per 65 minuti di Motherstone è davvero un po’ troppo – accorciare assolutamente il minutaggio di alcuni brani o il numero di pezzi in tracklist! – il quintetto romano mischia con discreta sapienza, ma originalità prossima allo zero, le sonorità di Pantera, Testament, Death e Arch Enemy, rimescendole con ricordi del nu che fu e con un qualcosina di metal-core. La sostituzione della vocalist Eliana Volpe con la carinissima – e pure brava – Vale non influisce molto sul risultato finale dell’album, un insieme di brani piacevoli e certamente molto studiati, sebbene il songwriting a tratti risulti un po’ confuso e ancora troppo derivativo. Anche gli incroci vocali tra Vale e lo screamer JJ Mammasasso andrebbero preparati con più attenzione, in quanto spesso paiono farraginosi; meglio quando la band si lancia nel groove, nel thrash o nel nu-metal singolarmente, invece di cercare di sovrapporre un po’ forzatamente i generi d’ispirazione. Insomma, un disco che può piacere a chi ama il thrash moderno e contaminato e ai reduci del nu-metal più cattivo, ma che deve spronare i suoi autori ad una ricerca stilistica ancor maggiore.