7.0
- Band: MOTHERSTONE
- Durata: 00:16:22
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Primo demo ufficiale in studio – anche se la band lo considera un EP autoprodotto – per i romani Motherstone, quintetto attivo dal 2003 e finora soltanto autore di “Just A Little Dose”, pubblicazione live risalente ai primi mesi del 2005. I capitolini, nati come formazione nu-metal di stampo europeo, con l’arrivo in line-up del chitarrista Daniele Pompei e con il conseguente abbandono di Valerio, hanno decisamente sterzato attitudine verso sonorità più pesanti e metalliche, abbraccianti sia il neo-thrash più cadenzato e groovy, sia vaghi abbozzi di metal-core, pur non scimmiottando affatto le big sensation americane. Ed infatti, uno dei principali intenti dei Motherstone è quello di unire le loro maggiori influenze, sia d’Oltreoceano, sia europee, sotto un’unica bandiera. Vi chiederete se i ragazzi ci sono riusciti: be’, diciamo che l’inizio è promettente…già, perché se da un lato, quello strumentale, lo stile è ancora piuttosto derivativo – siamo di fronte ad un pot-pourri piacevole di nu-metal cattivo, groove-core, thrash, Pantera-style e tutto quello che è venuto dopo – bisogna constatare che l’approccio vocale della band è davvero buono. La vocalist Eliana Volpe, con il suo timbro deciso e melodico, permea ogni composizione di leggerezza mista a vigore, mentre il suo alter-ego maschile, Giorgio Mammoliti, si esibisce molto bene in uno screaming-growl parecchio estremo, soprattutto se leggete fra le influenze della band il nu-metal…a volte qui si arriva a lambire il death metal più ignorante ed indefesso! Le ritmiche prediligono assalti cadenzati a sfuriate veloci, permettendo poi agli incroci vocali di emergere con piena prepotenza. I quattro brani componenti “Through The Paths Of Insanity” sono piuttosto simili fra loro e ripetono, fra picchi di qualità positivi e negativi, le caratteristiche sonore descritte sopra. La title-track va per forza ad ergersi a ruolo di “brano consigliato”, se per caso voleste scoprire qualcosa dei Motherstone; “The Unsaid Words” riprende le stesse idee, estremizzandole sia dal punto di vista melodico, sia da quello della cattiveria; “Spark” presenta idee ben strutturate e velocizzate, mentre “Invisible Tears” chiude il demo in modo più articolato, lento e complesso. Tutto sommato, quindi, un bell’esordio per una formazione che deve assolutamente personalizzare maggiormente il suono, ma che sembra avere le capacità e la grinta giuste per riuscire nell’intento. Avanti così!