7.0
- Band: MOTORHEAD
- Durata: 00:46:54
- Disponibile dal: 21/10/2013
- Etichetta:
- UDR Music
- Distributore: Audioglobe
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Potremmo liquidare molto in fretta questo articolo dicendo che “Aftershock” è l’ennesimo disco dei Motorhead senza nessuna sorpresa al suo interno, ma quando si tratta di vere leggende della musica come Lemmy, Mikkey Dee e Phil Campbell, ogni loro nuova fatica in studio è un evento. Musica dura, diretta, sanguigna e totalmente disinteressata alle mode del momento, i Motorhead continuano ad essere ciò che hanno sempre rappresentato, una fottuta e devastante macchina da rock’n’roll. Dalla prima all’ultima nota del disco c’è adrenalina, basta ascoltare la potente opener “Heartbreaker” per ritrovare la band inglese a pestare sull’acceleratore, a scandire riff con poderose martellate di batteria. Ed ancora con “Coup The Grace” Lemmy non ci lascia respirare, il suo vocione caldo e marcescente ci regala l’ennesima perla di heavy rock sparato a tutta velocità. L’amore che la band britannica nutre per il blues sta tutto in “Lost Woman Blues”, dal cantato più pulito ed avvolgente che ci regala pochi ma intensi minuti di musica senza età. Pazienza se nel disco appare qualche episodio meno ispirato, quasi insipido (“Death Machine”), che ci ricorda che anche delle icone come i Motorhead possono perdere colpi, perché nel tempo di un battito di ciglia i Nostri tornano a sputare fuoco con la tirata “Going To Mexico” e l’anthemica “Silence When You Speak To Me”. “Afterschock” di certo non verrà annoverato tra le migliori produzioni firmate Motorhead, ma senza ombra di dubbio questo disco soddisfa quasi in toto le aspettative sia della band sia di tutti coloro che seguono le avventure degli inglesi sin dai loro esordi. I recenti problemi di salute che hanno colpito Lemmy sembrano cosa di altri tempi di fronte alla potenza di certi brani, ancora una volta questo vecchio dinosauro del rock ha dimostrato di avere una scorza praticamente indistruttibile e lo ha fatto a suon di musica. “Aftershock” non è il nuovo “1916” né il nuovo “Ace Of Spades”, ma trattasi di un buon disco pieno di buona musica. Vi pare poco?