7.0
- Band: MOTORPSYCHO
- Durata: 00:42:22
- Disponibile dal: 16/06/2023
- Etichetta:
- Stickman Records
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I Motorpsycho sono tra quelle band di cui è difficile parlare male, o definirsi delusi dopo l’ascolto di un loro disco, dato che, di base, è difficile dire cosa aspettarsi, in termini musicali, da una loro nuova uscita.
Da questo punto di vista, pur trattandosi di un disco agli antipodi dal precedente “Ancient Astronauts”, valgono alcune considerazioni espresso proprio in quella recensione: il duo– sì, perché nel frattempo sono rimasti nuovamente i soli Bent e Hans a reggere il vessillo – riesce sempre ad essere se stesso, eppure a colpire. In questo caso con un disco praticamente acustico dal primo all’ultimo minuto, fatto di tanta, tantissima melodia; e che nella testa dei due genietti psych/progressive rock norvegesi è il contraltare radiofonico degli ultimi, intensi e mastodontici dischi. Personalmente non ci troviamo troppo d’accordo sull’idea di un disco “radio friendly”: vero, i dieci brani sono molto essenziali e non toccano i tre quarti d’ora di durata complessiva, tuttavia si nota sempre una ricerca che non è certo l’approccio delle band da masticare e dimenticare dopo due settimane di successo in classifica. Le chitarra sono delicate, quasi “cantautoriali” in molti passaggi, ma stratificate e intense; e i frequenti inserti di tastiere, tappeti di synth, glockenspiel e compagnia bella donano un tocco che riporta, come sempre, agli anni Sessanta e Settanta: in particolare a certe soluzioni della scena Canterbury e a quelle band che hanno in qualche modo sedato la strabordanza prog pura a favore di atmosfere bucoliche e trasognate. Che sono forse i due termini che meglio definiscono le canzoni di “Yay!”. Se possiamo concederci una battuta, restano poi ovviamente i Motorpsycho stessi la loro principale fonte di ispirazione, nella misura in cui la loro sterminata discografia permette raffronti, citazioni e ritorni al passato con una varietà e imprevedibilità quasi disarmanti.
Certo, in termini di varietà tra le varie tracce, questo disco segna sicuramente il passo: l’ascolto è estremamente omogeneo, senza troppi picchi e dinamismi, eppure si coglie una volontà netta di accompagnare l’ascoltatore in terre oniriche e rilassanti, non certo stanchezza compositiva. Dedicate quindi una scarsa ora di catarsi a voi stessi, senza menate alla ricerca del passaggio ipertecnico o ipertrofico, godendovi il lato più intimista e dolce dei Motorpsycho. In attesa di vederli sbrodolare con suite debordanti al prossimo concerto, ovviamente.