7.5
- Band: MOURNFUL CONGREGATION
- Durata: 00:39:50
- Disponibile dal: 26/05/2023
- Etichetta:
- Osmose Productions
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La diade di EP “The Exuviae of Gods”, pensata dai Mournful Congregation come ponte di collegamento tra lo splendido “The Incubus of Karma” e il prossimo full-length, si completa con l’uscita di una seconda parte del tutto in linea con la prima rilasciata nel maggio dello scorso anno. Tre brani (due inediti e una nuova versione di “Heads Bowed”, ripescata dall’antico demo “An Epic Dream of Desire”), una durata come sempre corposissima, al punto da rendere quasi fuori luogo la definizione di EP, e la solita capacità di muoversi con grazia innata all’interno dello spettro funeral doom, rendendo fluida e vitale una proposta legata indissolubilmente a scenari mesti, sconfinati e viscerali.
In quaranta minuti di musica, la band australiana tratteggia ora con pennellate spesse e decise, ora con sfumature ad acquerello, un quadro ricco di minuzie e particolari, il quale si inserisce senza difficoltà nella galleria di lavori profondi e dinamici dell’ultima dozzina d’anni; un flusso sonoro in cui sferzate elettriche legate alla tradizione death-doom dei Nineties (dai Thergothon alla triade Peaceville di Anathema/My Dying Bride/Paradise Lost) e digressioni acustiche sempre più sentite e suggestive dialogano fra loro come viandanti intorno al focolare, evocando storie fuori dal tempo pensate per emozionare gli animi sensibili e solitari che girovagano per il mondo della musica pesante. Come detto, il livello qualitativo si mantiene alto e costante per l’intera durata dell’opera, con la suddetta opener a ribadire la classe e il talento che già agli albori di carriera affioravano dalle gesta del quintetto di Adelaide, ma è soprattutto con la maxi-suite “The Paling Crest” che Damon Goods e compagni infilano il vero colpo da novanta, per una cavalcata in cui ogni elemento del suono Mournful Congregation trova il proprio posto incalzato da una narrazione fluidissima e da una vena melodica in grande spolvero (basti sentire i lead e gli arpeggi di chitarra).
Va da sé che “The Exuviae of Gods – Part II” possa essere vista come un’opera minore solo da coloro che non conoscono (o sottovalutano) queste leggende del panorama doom estremo, formando con il precedente capitolo un unicum degno della stessa considerazione di un album vero e proprio. Altro giro, altro centro.