7.0
- Band: MOURNING BELOVETH
- Durata: 01:05:21
- Disponibile dal: 01/12/2002
- Etichetta:
- Aftermath Music
Spotify:
Apple Music:
La verde Irlanda non è fatta solo di tradizioni celtiche, sentimenti tinti di epicità declamanti le alte scogliere, gli antichi clan, la fierezza di appartenere a un grande popolo. Esiste un angolo scuro in quell’isola, magari meno appariscente, ma dannatamente pulsante. Un lento e profondo pulsare di decadente natura; un viaggio nelle anime tormentate che si staccano dal mondo circostante per sprofondare nel loro angosciante baratro interiore. I Mourning Beloveth non conoscono compromessi, non sono in grado di dare un tocco ‘commerciale’ al loro doom metal, no, non ci sono vie di mezzo per lo stato depressivo in cui è immerso questo viaggio mentale, musicale. Dopo l’ultimo capolavoro in ambito doom fornito dai sempreverdi My Dying Bride “The Dreadful Hours” di qualche tempo fa, era davvero difficile per qualsiasi doom metal band mettersi a confronto con tale gioiello della sofferenza. Sarà che gli inglesi riescono sempre a stimolare l’estro irlandese, sarà perchè questi Mourning Beloveth ci sanno fare, ma bisogna prender atto che “The Sullen Sulcus” è un gran bel disco doom. My Dying Bride a parte, era dall’avvento degli Evoken che una band doom non saliva in cattedra così prepotentemente a suon di atmosfere dense di morte e dolore. Nonostante il cd superi l’ora (e ascoltando doom metal sembra che il tempo di durata di ciascuna song raddoppi) non ci sono grossi cali di tensione. La musica è doom come è stato concepito all’inizio: catacombale, lenta, sofferta e con poca melodia. Inutile cercare tastiere ridondanti o violini ammiccanti per le vostre orecchie, qui si parla doom e basta, senza tanti fronzoli! Magari il doom intransigente è affare per pochi pazzi che vogliano ascoltare musica che avvicini alla voglia di suicidio e sofferenza, e difficilmente questo genere estremo diverrà un must per le grandi masse ma… chi se ne frega, l’importante è che i cultori del dolore non dimentichino il nome di questi irlandesi. La lentezza di “Forest Of Equilibrium” dei Cathedral è difficile da emulare, ma i Mourning Beloveth sotto questo punto di vista non vi deluderanno. E’ bello notare che, in un periodo in cui le band fanno a lotta per marciare il più velocemente possibile, esista ancora chi continua ad andare avanti con una calma olimpica. Non siamo di fronte al capolavoro del doom degli ultimi dieci anni, ma questo “The Sullen Sulcus” è davvero un valido prodotto. Che il dolore sia con voi…