7.5
- Band: MOUTH OF THE ARCHITECT
- Durata: 00:53:16
- Disponibile dal: 25/06/2013
- Etichetta:
- Translation Loss
Spotify:
Apple Music:
Ritornano con un nuovo album i Mouth Of The Architect, il quintetto dell’Ohio che nel corso della sua attività ormai decennale ci ha sovente e piacevolmente spiazzati, con la sua anima dalle molte sfaccettature, la capacità di attingere da svariate fonti di ispirazione, l’abilità nel saper rendere avvincente l’ormai stantìo suono “post”/sludge. Dal sanguigno e ferale debut “Time & Withering” al più ragionato “The Ties That Blind”, dalle pennellate di melodia di “Quietly” alla rivisitazione “mastodoniana” dell’ultimo EP “The Violence Beneath”. Proprio dalle atmosfere e dalle soluzioni delle ultime due opere citate riparte “Dawning”, che, oltre a riconfermare la stessa lineup alle prese con scrittura e registrazioni, lascia di nuovo riaffiorare quel medesimo clima dal sapore dolce-amaro, oscuro, nostalgico e al contempo carezzevole, come appunto l’aria fresca che si alza al mattino (vedi il titolo del disco). Un album che, appunto come “Quietly” e “The Violence Beneath”, in parte smussa le asperità abrasive e l’istintiva verve dei primi lavori, cercando di trovare un compromesso più equilibrato tra potenza e carica sentimentale ed elegiaca. Ne è in primis lampante dimostrazione il cantato, gestito dal tastierista Jason Watkins e dai chitarristi Kevin Schindel e Steve Brooks, il quale si rifa sempre meno all’impostazione brusca e un po’ lasciata al caso dei primi Isis per avvicinarsi ormai regolarmente a quanto espresso in tale comparto dai recenti Mastodon e Baroness. In sintesi, più melodia e maggiore ricerca, anche se a tratti non adeguatamente supportate da una tecnica vocale che è chiaramente ancora in via di sviluppo. In ogni caso, genuinità e forza d’urto ci sono ancora… eccome! Si ascolti la lunga suite “How This Will End”, sorta di bignami dello stile dei Mouth Of The Architect dagli esordi ad oggi. Tuttavia, brani come “It Swarms” e soprattutto “Patterns” e “The Other Son” aprono nuovi orizzonti, sospesi in un limbo fra realtà e sogno, fra la polvere della strada e il volo onirico. Qui si sentono maggiore linearità e una ricerca più incalzante dell’aria trasognata, volte a far chiudere gli occhi all’ascoltatore, per poi condurlo su pensieri sempre più leggeri e pacifici. Con tanto mestiere e un pizzico di audacia, i Mouth Of The Architect siglano dunque un nuovo lavoro decisamente avvolgente; sei composizioni dalla scrittura che ancora una volta, senza perdersi in trame troppo enigmatiche e complesse, ben sanno combinare eccitazione ed inquietudine. Un’opera che amplia le prospettive del gruppo sia in termini strettamente musicali, sia per quanto concerne la possibilità di riscontro fuori dagli angusti confini del mondo “post”.