7.5
- Band: MR. BUNGLE
- Durata: 00:55:22
- Disponibile dal: 30/10/2020
- Etichetta:
- Ipecac Recordings
- Distributore: Goodfellas
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Imprevedibili come la loro musica, i Mr. Bungle tornano con un nuovo disco che tanto nuovo non è, ma certo la vera notizia è rivedere a distanza di vent’anni Mike Patton e Trey Spruance suonare assieme, d’amore e d’accordo. Le prove tecniche di riconciliazione s’erano già viste con l’occasionale presenza di Spruance sul palco con i Faith No More, o con la voce di Patton al servizio dei Secret Chiefs 3, ma la riesumazione di questa mitica band era proprio inattesa, come del resto la formazione in campo; al loro fianco troviamo il fedele e immarcescibile Trevor Dunn, e due nomi mitici della scena thrash americana: Scott Ian come seconda chitarra e dietro le pelli Dave Lombardo, un altro compagno di strada ormai quasi scontato del buon vecchio Mike. Dopo qualche estemporanea data di rodaggio, il risultato è oggi la registrazione ex novo di “The Raging Wrath Of The Easter Bunny”, il primissimo demo della band, uscito solo in cassetta nel 1986, con l’aggiunta di qualche brano successivo – al tempo parimenti inciso solo su nastro – e alcuni inediti, con un risultato sicuramente godibile. L’acquisto è consigliato sia a chi non abbia mai ascoltato le tracce più vecchie della band californiana, sia a chi sia già in possesso di quei mitici demo, visto che parliamo di brani che assumono una forma radicalmente nuova. E non parliamo solo dell’ottima produzione: per quanto i membri storici rimasti dicano che il thrash era il loro faro musicale ai tempi degli esordi (prima quindi delle più schizoidi frammistioni con ska, jazz, grind e mille altri generi), il risultato qui presente è di fondo una totale e smaccata rivisitazione di brani che ci fanno pensare a una versione up-to-date degli Stormtroopers Of Death. Di questi i Mr. Bungle propongono non a caso una cover di “Speak English Or Die”, col testo modificato e mischiata irriverentemente con “La Cucaracha”, oltre a un’altra cover dei Corrosion Of Conformity: “Loss For Words”. Ed è per certi versi proprio il defunto side-project di Scott Ian ad influire sulla forma delle tracce qui presenti. La sezione ritmica non sbaglia un colpo nel costruire ritmiche thrash-core esaltanti, il barbuto Ian si conferma un dio dei riff più cazzuti anche quando non sono composti da lui, mentre Trey Spruance seda le sue derive mediorientali e improbabili al servizio di brani quadrati e potenti. E Patton? Ci stupisce e ci delizia le orecchie con un’ora di ugola scartavetrata e growl, paradossalmente messi in campo con misura, riuscendo cioè a non fare il Patton totale e travalicare come spesso gli capita ogni sorta di linea vocale e musicalità. Il disco è poco più di uno scherzo, nel complesso, annunciato dalla band come il disco che li colloca infine al quinto vertice dei “Big 5” del thrash, a conferma del puro intento ludico; ma tenuto conto che da anni in tale ambito godiamo solo di chi ripropone un sound vintage, concediamo anche a chi c’era, ma in realtà faceva già altro, di fingere di aver sempre voluto suonare così, se il risultato ha un tiro del genere.