6.5
- Band: MUDDLES
- Durata: 00:40:54
- Disponibile dal: 11/06/2021
- Etichetta:
- Klonosphère
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Primo album per i transalpini Muddles, originari di Annecy, nella zona delle Alpi francesi. Questo quartetto fonde i diversi gusti musicali dei membri e, dopo un EP nel 2019, trova una propria dimensione con questo “Mind Muddling”. Già al primo ascolto sono molti nitidi i rimandi a band quali The Gathering e Lacuna Coil ma non vi sono elementi che spiccano e fanno ricordare una traccia sulle altre; vero è che i dieci pezzi sono ben costruiti, amalgamando passaggi post-rock e ambient a momenti espressamente djent (il titolo di “Djentleman” non è stato scelto a caso) grazie alla sinergia di Jerome Pelouin alla chitarra e Mario Light al basso. Continuando nella scoperta di “Mind Muddling”, si può sentire chiaro l’afflusso dell’alternative nei ritmi sincopati e le sfumature fusion come in “Introspection” e “We Are Not Alright”. Ma è grazie al continuo sviluppo delle parti vocali che questo lavoro diventa più interessante e si eleva da alcuni momenti piatti: giocando con la voce, la cantante Barbara Mogore arriva ad abbracciare anche la sfera death (proprio di striscio nella parte finale di “Septembre Day”), modulando la voce dal pulito al growl. Buona la prova del batterista Fabien Dunoyer, che accompagna e sottolinea molte parti interessanti, dall’intro di “Collapse”, opener di quest’opera prima, al primo video prodotto “Human Aptitude”, brano conclusivo del disco. In conclusione, i Muddles non hanno inventato nulla di nuovo ma mescolato sapientemente generi marginali al metal, fondendoli con sonorità più dure; grazie a questo mix, “Mind Muddling” risulta piacevole all’ascolto senza però lasciare un segno quando nelle casse arriva il momento del silenzio.