7.5
- Band: MUNICIPAL WASTE
- Durata: 00:39:12
- Disponibile dal: 01/07/2022
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Vi siete mai chiesti perchè i Municipal Waste non siano solo uno dei tanti gruppi retro-metal dediti a replicare lo spirito di un passato remoto, del quale tra l’altro i principali fautori si rifiutano di uscire di scena? Ci sono voluti un paio di album per aggiustare il tiro, poi è arrivato “The Art Of Partying” a centrare il bersaglio, ricordando che il crossover thrash è figo perché è debosciato, velocissimo, ignorante e di-ver-ten-te. Ecco quindi che un quintetto che ci crede, che ha studiato e che vive, respira e caga crossover thrash comincia a macinare senza mai fermarsi, concerto dopo concerto e festa dopo festa, affiancando l’immortale concetto abbracciato da Andrew W.K. e ripetendolo all’infinito. Ce li troviamo qui ora, con un settimo album in studio che serve quello che ci si aspetta e quello che promette, partendo da un artwork che amplifica il concept di “Fistful Of Metal”, pronto per una back patch che andrà a puzzare quanto le scarpe alte di chi la indosserà concerto dopo concerto.
I quattordici brani all’interno non contengono una singola sorpresa, solo un paio di micro varianti che andremo ad incontrare ed assimilare con estrema facilità, come eterna prerogativa dei Municipal. La prima è la produzione di Arthur Rizk, già al lavoro con Power Trip e Code Orange, che sistema le cose meglio che in passato e fa suonare tutto più ordinato, brillante e meno punk, in una pulizia che non ha nulla a che fare con gli standard moderni, ma che ricorda anzi le produzioni dei dischi storici del genere; un gran lavoro reso possibile dal tempo extra dato dalla pausa lockdown che si riflette nei gain, nei cori e in quanto compatta suoni la formazione con il lavoro di ogni strumento perfettamente intelligibile. Il secondo fattore, dichiarato e probabilmente anch’esso correlato al producer, è lo sforzo di aggiungere un minimo di dinamicità ai brani oltre che al sound, inframezzandoli talvolta con qualche cambio di tempo e con qualche segmento più cadenzato, alzando insomma il piede dalla tavoletta per andar meno a sbattere dappertutto. Per il resto, basta fare un paio di giri per ricordarci come Tony Foresta sia uno dei frontman migliori del genere, sempre ispirato e divertente nelle tematiche, che siano vere (su tutte citiamo “Ten Cent Beer Night”, ispirata ad un delirante evento realmente accaduto che vi invitiamo a googlare) o di fantasia (“Paranormal Janitor”). Gran lavoro anche da parte dei musicisti, soprattutto per la parte solista coperta da Ryan Waste, i cui assoli fungono da ulteriore scarica adrenalinica che impreziosisce ogni brano. Da ricordare “Blood Vessel/ Boat Jail”, delirante e pervasa dallo spirito punk, assieme al pogo anthem “Grave Dive” e alla spettacolare “Demoralizer”, che distilla le qualità della raccolta in un singolo brano.
“Electric Brain” sarà profondo come una pozzanghera (di vomito), ma è familiare e di conforto come tutte le cose che fanno stare bene e che è inutile stravolgere perché già perfette così. Fate fontane dalle birre in lattina, i Municipal Waste sono tornati e sono ancora i re di ‘sta merda.