8.0
- Band: MY DYING BRIDE
- Durata: 01:01:10
- Disponibile dal: 09/10/2006
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Halidon
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Giunti ormai al nono full-length album, con alle spalle anche svariati EP, una raccolta celebrativa in due volumi e due DVD, i My Dying Bride si ripropongono con “A Line Of Deathless Kings” proprio come i gruppi che, dopo anni di onorata carriera, provano ancora a rinnovarsi, cercando però di non allontanarsi mai troppo dal loro DNA insito. Ecco quindi i nostri albionici intenti a divertirsi a mescolare e rimescolare le carte di album in album, portandoci al cospetto, appunto, della nuova fatica, succedente il poco avvincente ed oscurissimo “Songs Of Darkness, Words Of Light”. Nei lavori della Sposa – ormai è appurato – se si sta bene attenti a seguire ogni riff ed ogni passaggio, si ritroveranno con facilità elementi stilistici provenienti un po’ da tutte le precedenti release; bisogna solo essere in grado, di volta in volta, di identificare a quali di queste il nuovo lavoro si avvicina di più: sia chiaro, non vogliamo sminuire le capacità del gruppo, anzi…ancora una volta la band gioca su umori ed atmosfere, emozioni ed immagini, soave delicatezza e lugubre mestizia; ed ancora una volta riesce a farlo con rinnovata fedeltà ed indefessa onestà. Ma cos’è cambiato, dunque, rispetto all’ultima pubblicazione? Be’, diciamo che “A Line Of Deathless Kings” è più melodico e ‘solare’ del precedente, addirittura quasi catchy; le linee vocali di Aaron sono meno drammatiche e molto più espressive, con davvero pochissimo growl (presente solo nel singolo “Deeper Down” e nell’epilogo death dell’ultima song) e alcune dolcissime intonazioni da brivido; anche le chitarre di Andrew ed Hamish si sono adeguate al cantato e, se da una parte tendono ad essere più dinamiche e groovy, dall’altra recuperano la classica malinconia mista a beata tristezza, vero trade-mark della band. Ascoltate ad esempio il riff d’apertura (e portante) di “L’Amour Detruit”: ci potranno provare migliaia di altri gruppi, ma un riff così straziante e doloroso lo riescono a comporre solo Aaron e compagni! “Like Gods Of The Sun” e “The Dreadful Hours” sembrano reincarnarsi e fondersi in “A Line Of Deathless Kings” più di altri dischi ed un brano come “The Blood, The Wine, The Roses” sembra davvero un residuo bellico riesumato dalle session del primo dei due. I pezzi si equivalgono, dando origine ad una tracklist compatta ed uniforme, ma ponendo su un piccolo piedistallo l’opener “To Remain Tombless” e soprattutto “Thy Raven Wings”, un mini-capolavoro di doom melodico e commovente. Lontani dalle sperimentazioni azzardate, morta e sepolta l’era del violino, i My Dying Bride incastonano un altro grano nel loro consunto rosario insanguinato: non siamo di fronte ad un disco epocale, il gruppo sembra aver dato il meglio di sé nelle prime, mitiche pubblicazioni; ora non resta che stabilire ogni volta se l’operato della band è più o meno valido. E quindi: die-hard fan, esultate un’altra volta! Assonnati denigratori delle lagne di Aaron, silenzio! La Storia non si ripete, ma si evolve. Ed è giusto così.