MY DYING BRIDE – A Map Of All Our Failures

Pubblicato il 09/10/2012 da
voto
8.5
  • Band: MY DYING BRIDE
  • Durata: 01:04:10
  • Disponibile dal: 15/10/2012
  • Etichetta:
  • Peaceville
  • Distributore: Audioglobe

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I My Dying Bride non muoiono mai e, soprattutto, difficilmente deludono. Arrivati ormai all’undicesimo capitolo in studio – si intenda: undicesimo full-length album di inediti – la domanda che sorge spontanea all’approcciarsi all’ennesimo nuovo lavoro è se ancora una volta gli albionici riusciranno a tenere alta l’attenzione su di loro e a fornire una prova degna del loro nome. Avvisaglie di belle speranze, per la verità, c’erano già state negli ultimi anni, con le release atipiche di “Evinta” e “The Barghest O’ Whitby”, pubblicazioni volte, oltre che a fornirci nuova musica, anche a testimoniare come l’ora quintetto di Halifax abbia ancora voglia di progredire, sperimentare e stupire. E quindi si arriva con estrema curiosità all’assimilazione di questo “A Map Of All Our Failures” che, fin a partire dal titolo, acquista un’apocalittica epicità e una decadenza che si perde in secoli di marciume umano. ‘Una mappa di tutti i nostri fallimenti’, dicono i Bride, e in questi giorni e mesi di torpore e squallore umanistico non ci sarebbe venuto davvero slogan migliore per declamare le schifezze imperanti nel nostro mondo. Si riparte dunque, tralasciando le succitate pubblicazioni, da “For Lies I Sire”, un album assestatosi su buoni livelli, con un paio di ottimi episodi, che però probabilmente non ha presentato la longevità voluta. Per il nuovo disco, invece, Aaron Stainthorpe e compagni – ancora senza un batterista ufficiale e con il violinista/tastierista Shaun MacGowan al debutto su full – ci riservano un lotto di canzoni particolarmente emozionali e toccanti, nelle quali i chitarristi Andrew Craighan e Hamish Glencross paiono sbizzarrirsi nella ricerca della melodia o del giro più struggente da comporre, in un susseguirsi di mood languidi e romantici, ma mai pacchiani o mielosi, bensì sempre cupi e dolceamari. Aaron canta prevalentemente in pulito, piazzando solamente qualche strofa growl nei tre brani più aggressivi della tracklist, ovvero l’opener “Kneel ‘Till Doomsday”, “A Tapestry Scorned” e l’ottima e cadenzata “Hail Odysseus”, in cui troviamo anche delle soluzioni vocali inedite per la Sposa, una sorta di coro estatico e marziale che ben caratterizza il pezzo citato. La riflessione pesante e oppressiva di “Like A Perpetual Funeral” arriva a ricordarci la maestosità doomish della band che, quasi catatonica e sonnifera, in realtà riesce a creare fughe sonore d’incredibile intensità e commozione. La palma di traccia migliore, però, la riserviamo a quello che sarà il singolo di “A Map Of All Our Failures”, ovvero “The Poorest Waltz”, un incedere straziante guidato dalle ispirate linee di Aaron e da un uncino melodico che, per struttura e partecipazione emotiva, ci rammenta vagamente il giro portante di “The Cry Of Mankind”; un vero capolavoro, oltretutto sorretto dall’onestissima prova di MacGowan al violino, che pare poter davvero prendere in mano lo scettro lasciato nudo dal ‘vecchio’ Martin Powell e abbandonato frettolosamente dalla meteora Katie Stone. Le ritmiche del ricomparso drummer Shaun Taylor-Steels (utilizzabile però solo in studio e non per i concerti) e della severa Lena Abé al basso, sempre più icona del temperamento My Dying Bride, sono puntuali e precise come al solito, in un impianto sonoro che non concede molto alle sorprese tecniche o stilistiche, ma che rivanga e rimescola le caratteristiche principali della Sposa trovando, in “A Map Of All Our Failures”, un’espressione immediata, emozionante e coinvolgente che quasi sotterra i precedenti tre lavori. In poche parole, è facile giudicare questo album il migliore del combo britannico dai tempi del masterpiece “The Dreadful Hours” in avanti. Lavoro superbo!

TRACKLIST

  1. Kneel ‘Till Doomsday
  2. The Poorest Waltz
  3. A Tapestry Scorned
  4. Like A Perpetual Funeral
  5. A Map Of All Our Failures
  6. Hail Odysseus
  7. Within The Presence Of Absence
  8. Abandoned As Christ
11 commenti
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