9.5
- Band: MY DYING BRIDE
- Durata: 01:10:51
- Disponibile dal: 01/10/2001
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Venus
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“The Dreadful Hours” è il disco che decreta definitivamente il ritorno in pista dei My Dying Bride, dopo gli anni dubbiosi degli esperimenti e dei ripensamenti. L’ingresso del chitarrista Hamish Glencross, la nuova verve compositiva di Andrew, Ade ed Aaron e la versatilità di Shaun ai tamburi permette al combo di superarsi un’altra volta, dando alla luce un album fantasioso e vigoroso, inquietante e risplendente allo stesso tempo. La terribile immagine di copertina (l’Angelo della Morte che sembra assassinare un bimbo), realizzata dallo stesso Aaron, rappresenta perfettamente il mood del lavoro, inaugurato dall’oscura title-track, pezzo introdotto da cupa pioggia e arpeggi notturni e poi sviluppato su ritmiche possenti ed aggressive, fino al ritorno alla calma del pizzicato: brano dal mood terrificante, il cui testo sembra una ninna-nanna con effetto contrario. “The Dreadful Hours”, fin dalla sua opener, prende forma attraverso brani cangianti e parecchio vari, stavolta accostabili più ad un crocevia tra le sonorità di “Like Gods Of The Sun” e “Turn Loose The Swans”, senza ovviamente tralasciare l’importanza di “The Light At The End Of The World”. “Le Figlie Della Tempesta” – stranamente intitolata in italiano, grazie al suggerimento dell’allora ragazza del vocalist – mostra come i Bride riescano a sperimentare nuove soluzioni senza sforare in obbrobri stilistici (leggi: “Heroin Chic”): la composizione è lunga ed ipnotica, come se accompagnasse Ulisse attraverso le lusinghe del canto malefico delle Sirene, e ci immerge in un antro soffice e vellutato, sinuoso e avvolto da melodie suadenti. L’alternanza growl/clean viene mantenuta anche in questo lavoro, forse meglio che in altri dischi, e prova ne sono le ottime “The Raven And The Rose” e “A Cruel Taste Of Winter”. Quest’opera è però anche ammantata da molta dolcezza e parecchio romanticismo, in un pieno pot-pourri di tutte le tematiche care alla Sposa: “Black Heart Romance”, “The Deepest Of All Hearts” e la più sostenuta “My Hope, The Destroyer” contengono riff di unica poesia e malinconia. I My Dying Bride, come spesso loro abitudine, ci allietano infine con un’autocitazione apprezzatissima, la ripresa della storica “The Return Of The Beautiful”, qui tramutata in “The Return To The Beautiful”, riarrangiata e riregistrata con tecniche moderne e più redditizie. In definitiva, “The Dreadful Hours” è tuttora uno dei lavori più apprezzati dei ragazzi di Bradford, un pelo inferiore agli episodi storici giusto perché è arrivato dopo. Obbligatorio comunque.