7
- Band: MY INSANITY
- Durata:
- Disponibile dal: //2001
La Season of Mist punta molto su questi My Insanity; già dalla bio in mio possesso se li coccola come un figlio-prodigio da cui spremere il più possibile. Certo è che questi cinque tedeschi hanno molte delle armi necessarie per farsi largo nell’affollatissimo calderone del goth-metal.
In realtà non so fino a che punto si possa etichettare “metal” la proposta dei My Insanity; io direi che quello che si sente in questo “Solar Child” è un buonissimo concentrato, per altro ottimamente coeso, di influenze che in gran parte giungono da un dark-pop sound che molto deve ai capostipiti Depeche Mode.
Oltre ad una produzione “leccatissima” (ad opera del capoccia dei Samael, Mr Xy), dall’album traspare un gusto per l’essenzialità ritmico-armonica e per la pura orecchiabilità che vengono direttissimamente dal pop. Certo, non il pop usa e getta che gli anni novanta ci hanno insegnato ad odiare, bensì quella ricercata forma musicale che nel suo compiacere il pubblico ricerca comunque una componente di grazia e raffinatezza che a volte, come succede non di rado in “Solar Child”, va a parare in piacevoli e delicati autocompiacimenti sonori.
Il metal, in definitiva, emerge giusto qua e la in alcune partiture particolarmente aggressive, ma, ripeto, la dinamicità e la fluidità delle composizioni richiamano senza dubbio il saccheggiatissimo repertorio Depechemodiano.
Eppure i My Insanity dimostrano personalità, a volte anche scaltrezza nell’utilizzare e reimpastare ciò che già appartiene alla storia della musica con personalità e gusto; escono, così, dalla penna dei cinque tedesconi perle come “Failed Experiment I” o la vagamente HIM-oriented “Monument”. Sull’altro versante, però, capita di scadere nello sfruttamento di formule troppo banali che danno vita ad un pezzo praticamente fallimentare come “Dead Season”.
Quando, però, i My Insanity liberano la loro innata personalità ed il loro alone dark-romantic, le cose vanno alla grandissima e nel considerare il loro lavoro nella sua totalità e nella sua organicità si resta stupiti di fronte ad un album piacevolissimo, spesso molto intelligente (soprattutto quando si serve con grande maestria dell’elettronica) e costruito con divino equilibrio. Molto meno ripetitivi dei concorrenti HIM, seppur più inesperti, potranno sicuramente rappresentare un paragone per chi si cimenterà in futuro in sonorità gothic e romantic.
Da canticchiare mentre si pensa alla propria principessa…