MYRKUR – Spine

Pubblicato il 13/10/2023 da
voto
7.5
  • Band: MYRKUR
  • Durata: 00:33:40
  • Disponibile dal: 20/10/2023
  • Etichetta:
  • Relapse Records

Spotify:

Apple Music:

Alla polistrumentista Amalie Bruun i confini stilistici stanno stretti. Erroneamente presentata come una nuova maestra di black metal dalla Relapse, all’epoca del solo discreto EP omonimo, la Bruun, sotto l’etichetta di Myrkur, ha compiuto passi avanti giganteschi, nel dare credibilità e sostanza alla sua visione concettuale e artistica. Se dalla prospettiva strettamente metal l’operazione migliore si è rivelata essere il secondo album “Mareridt”, splendido esempio di come bilanciare black metal, grazia cantautorale nordica e sperimentazione, con l’ancor migliore “Folkesange” la compositrice di origine danese ha varcato altri confini. All’interno di un disco dai multiformi contorni folk aveva definitivamente aperto lo sguardo a una dimensione eterea, compassionevole e incantevole che con il metal propriamente detto nulla aveva da spartire. Nell’affacciarsi di nuovo al mercato discografico, è nuovamente ampio e sicuro lo sguardo verso le correnti shoegaze e post-rock nordiche, con il folk a dettare i toni, se non strettamente nel suono, nel tipo di emozioni suscitate e nell’approccio alle tracce; ma riappaiono anche, a volte in secondo piano, in altri casi ben più evidenti, schemi e approcci più legati alle prime pubblicazioni, con un recupero di (relativa) veemenza, assente in “Folkesange”.
Imperniato dal punto di vista tematico sull’esperienza della maternità, vissuta in mezzo alla natura ma per forza di cose intrecciata alla deriva drammatica e confusa presa dal mondo durante la pandemia e il periodo immediatamente successivo, “Spine” ripresenta il progetto Myrkur come un’entità devota a suoni raccolti e fragili, dalle influenze sempre più sfumate e ambivalenti. I contenuti di “Folkesange” sono un buon punto di riferimento per comprendere la direzione del nuovo disco, anche in questo caso ben felice di appropriarsi di suono soffusi, leggeri e cosparsi di grazia.
Mentre il disco precedente guardava a una dimensione fuori dal tempo, quest’ultimo si rimette nel flusso dell’attualità, mediando tra la dimensione onirica e una più schietta e terrena. Il singolo “Like Humans” si incanala proprio in questo filone, presentando un incedere ritmico accattivante, l’oramai consueto tappeto di tastiere avvolgente, melodie tra il folk e il rock e linee vocali che non disdegnano una forte orecchiabilità. Il tono intimista della produzione più recente cede, moderatamente, spazio a temi sonori vicini a certo pop sofisticato, quello velato di elettronica e pattern synthpop di “Mothlike”, dove dolcezza e un minimo di forza metallica convivono amabilmente.
Nelle composizioni di voce e piano la Bruun continua ad eccellere e lo dimostra quasi senza sforzo alcuno nella toccante e darkeggiante “My Blood Is Gold”. Il punto di equilibrio perfetto tra le diverse anime del progetto lo abbiamo poi nella title-track, divisa tra passaggi minimalisti e traboccanti, fastose progressioni, nelle quali si ripresentano incursioni nella musica tradizionale del passato e nella sua essenza di musica cerimoniale, intensa ed elegante.
Una difficoltà che si potrebbe trovare con “Spine” è quella della forte eterogeneità in un tempo in fondo contenuto – si va poco oltre la mezz’ora per nove tracce – perché gli stacchi tra le canzoni, e anche in parte al loro interno, possono indurre un’idea di fumosità e poca coerenza. Per fortuna il dubbio passa, travolto dalla qualità dei singoli episodi. “Valkyriernes sang” presenta addirittura velocità da metal estremo, con scariche di batteria e intarsi di tastiera che potrebbero ricordare il black metal sinfonico, non fosse per chitarre assai più ‘mielose’ e l’attitudine vocale di Myrkur, che pure accenna qualche vocalizzo urlato in sottofondo, quasi di soppiatto.
Anche “Blazing Sun” media tra una educata potenza e la voglia di perdersi in un contesto beato e sereno, compiendo un processo di ascesi che si accompagna, in questo caso, a un refrain di facile attrazione. Con i ripetuti ascolti emergono sempre più distintive le qualità degli arrangiamenti di tastiera e pianoforte, che valorizzano e rilanciano la vocalità di Myrkur; la compositrice di origine danese è riuscita a questo punto a forgiare un proprio stile, un suo riconoscibile marchio di fabbrica, pur nell’eterogeneità del materiale proposto. Per chi scrive le tonalità più notturne del suo repertorio, come quelle che si bagnano nella musica da camera di “Devil In The Detail”, sono anche meglio di quelle più luminose, ma qua siamo nel campo delle semplici preferenze, in un contesto che rimane costantemente su ottimi livelli.
In “Spine” non c’è forse la persistente magia di “Folkesange”, che aveva reso quell’album così speciale e perfetto. Mentre, riallacciandosi comunque a quel disco e recuperando sensibilità rock e metal, anche questa nuova opera diffonde fragranze speciali e ci permette di compiere un viaggio sonoro unico, perché, piaccia o meno, quello che Mykur sa esprimere è una musica tutta sua e per nulla convenzionale.

 

TRACKLIST

  1. Bålfærd
  2. Like Humans
  3. Mothlike
  4. My Blood Is Gold
  5. Spine
  6. Valkyriernes sang
  7. Blazing Sky
  8. Devil in the Detail
  9. Menneskebarn
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.