8.0
- Band: MYSTICUM
- Durata: 00:47:15
- Disponibile dal: 01/12/2014
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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I vecchi seguaci del Black Metal, quelli che hanno passato almeno i trenta anni di età, conoscono benissimo i Mysticum. Scuserete l’excursus storico, ma ci sembra d’obbligo in questo caso. Questi norvegesi furono fra i primi a contaminare il Black Metal con sonorità industrial, soprattutto grazie all’utilizzo della drum machine al posto di un vero e proprio batterista: un’eresia per i tempi di allora. Parliamo infatti del periodo d’oro del genere, quando ogni cosa Made in Scandinavia era sinonimo di qualità, quando le uscite si traducevano in album immortali e mai più eguagliati da tutti quelli che si sono cimentati nel genere successivamente. Il gruppo in questione pubblicò l’album di debutto, “In The Stream Of Inferno”, nel 1996, riuscendo magistralmente a coniugare le atmosfere nordiche del genere con la freddezza dell’industrial. Riuscimmo a vederli anche dal vivo, in Italia, e rimanemmo esterrefatti di fronte a questo terzetto capace veramente di rappresentare così efficacemente l’unione di due mondi così distanti. Sono passati quasi vent’anni da allora e oggi, finalmente, possiamo ascoltare “Planet Satan”, album che pare fosse già pronto – almeno in parte – nel finir degli anni ‘90. Come il predecessore, riprende quelle atmosfere claustrofobiche e piene di riff frenetici come se fossero drogati, amalgamandole con l’elettronica e con l’ossessivo ed opprimente drumming dal suono meccanico. Chissà perché c’è voluto così tanto tempo per pubblicare un album che riprende il debutto in quanto a temi e sonorità, ma che suona meglio, perché la produzione è superiore. Tutte le canzoni sono violente, estreme e cariche di rabbia. Gli scream ferali di Prime Evil e Cerastes si adagiano sul riffing veloce e ipnotico degli stessi, anche chitarristi del gruppo. Certo, ascoltando “LSD”, “Annihilation” o “Far”, canzone quest’ultima assolutamente eccezionale in quanto ad ambientazione, sembra di ascoltare un “In The Stream Of Inferno” 2.0. Una versione riammodernata di canzoni scritte in maniera naturale unendo elettronica, noise, industrial e black metal, senza aggiungere queste componenti alla struttura di una canzone come fanno molti altri, che è diverso. Qui tutto nasce quasi spontaneamente, ed ecco perché durante l’ascolto di “Far”, nella sua parte centrale, vi sembrerà di ascoltare una magia musicata, con tante sfumature che si incrociano per un sound claustrofobico, freddo e malsano. C’è maestosità in “The Ether” mentre “Fist Of Satan” è dominata dall’efferatezza del drumming, monolitico e quindi oppressivo. È naturale trovare in ogni passaggio delle similitudini con l’album di debutto, d’altronde molte di queste canzoni (se non tutte, chissà?) sono state scritte all’epoca. Ma questo non è un difetto perché allora il trio era perfettamente calato nel periodo storico a livello musicale, e quindi tutto suona sincero e spontaneo, come se fosse appunto un album di fine anni ’90. In definitiva possiamo affermare che, a differenza di altre band tornate con risultati mediocri, qui siamo di fronte a un ottimo ritorno. Non diciamo che l’attesa è stata ripagata da questo lavoro, perché non siamo di fronte a un nuovo capolavoro del genere, ma possiamo tranquillamente scrivere che chi ha inventato questa variante del genere torna sulla scena a ricordare a tutti come nacque l’industrial black metal. “Planet Satan” è un revival degli anni ’90, il meglio del Black Metal, come non ascoltarlo quindi?