voto
7.0
7.0
- Band: NACHTMYSTIUM
- Durata: 00:48:01
- Disponibile dal: /06/2010
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
Streaming non ancora disponibile
Il titolo parla chiaro: si riprende da dove ci si era lasciati due anni fa. Riassunto della puntata precedente: i black metallers statunitensi Nachtmystium aprono il loro vecchio sound a diverse contaminazioni, dalla psichedelia al rock, sino ad arrivare all’industrial e alla dark-wave, e confezionano un album, "Assassins: Black Meddle Pt. 1", inaspettatamente variegato, anche strambo a tratti, ma tutto sommato fresco e avvincente. A detta del leader Blake Judd, questo suo successore ha il compito di allargare ulteriormente lo spettro musicale della band, dando ancora più spazio alle influenze non-black, in particolare a quelle industrial e rock. Promessa mantenuta… basta meno di una fruizione completa per rendersene conto. "Addicts…", dopo un breve intro, parte con "High On Hate", serrata traccia black metal che solo nel finale lascia campo a un po’ di atmosfera. Nulla di esattamente nuovo, si pensa, ma in un attimo arriva "Nightfall", sorta di strafottente ibrido black metal/The Clash/Misfits che in poco più di tre minuti fa capire che questo non sarà un ascolto semplicissimo. La conferma infatti arriva da "No Funeral", che si dipana tra forti tinte industriali e melodie orecchiabilissime, per un risultato finale al limite del ballabile. La chiave del disco è tutta in questa variazione di registri e di sensazioni, che prosegue tra folate psichedeliche, brevi episodi in cui si ritorna a una certa aggressività, omaggi ai Killing Joke e meste tanto quanto catchy aperture wave in odore di Amesoeurs. Dieci tracce per dieci interpetazioni formalmente ineccepibili, ma il canovaccio nel complesso non riesce a convincere completamente. Come dicevamo, brani di valore non mancano di certo, dalla suddetta "No Funeral" a "The End Is Eternal", tuttavia si ha spesso la sensazione che manchi un vero legame fra gli episodi. Il gruppo cambia modalità espressiva in ogni canzone e, voce di Judd a parte, non prova a dare alla tracklist un denominatore comune o un elemento ricorrente. Alla lunga si ha perciò la sensazione di essere alle prese con una compilation di pezzi provenienti da varie release più che con un’opera composta e registrata in un determinato periodo di tempo. In ogni caso, se presi singolarmente, i brani non dispiacciono proprio per niente, anzi, quindi se amate la band fatevi sotto.