7.5
- Band: NACHTMYSTIUM
- Durata: 00:59:43
- Disponibile dal: 30/07/2012
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Dopo poco più di un decennio di attività, gli “psychedelic black metaller” Nachtmystium giungono alla prima uscita su un’etichetta davvero importante, la Century Media, sotto la cui lente di ingrandimento erano peraltro già caduti per la pubblicazione sul territorio americano dei due fortunati “Black Meddle”. L’inizio è vagamente fuorviante, con questa “Dawn Over The Ruin Of Jerusalem” dall’impianto rabbioso e dall’incedere prettamente black metal, che darebbe l’idea di trovarsi di fronte a un recupero delle sonorità degli esordi. Pur con qualche eccezione, il resto del disco si distanzia invece un po’ da questo avvio così infuocato, ripiegando, soprattutto nella parte centrale, su una dimensione tutto sommato più intima, che qua e là lascia campo alle ormai consuete derive psichedeliche care ai Nostri. Ciò nonostante, se paragonato al materiale del recente passato, “Silencing Machine” pare dotato di maggior vigore, rimanendo spesso ancorato a una formula fatta di toni per lo più accesi, che tradiscono quasi sempre il passato black metal della formazione. Rispetto soprattutto ad “Addicts: Black Meddle Pt. II”, le ritmiche risultano maggiormente incisive e le chitarre più corpose e graffianti, in un insieme fondato anche e soprattutto sul cantato sprezzante di Blake Judd e sull’abbondante e variegato contorno fornito dalle tastiere e dall’effettistica, oggi in odore di industrial. Inevitabile qualche rimando all’ormai fondamentale “Instinct: Decay”, così come appaiono familiari una spruzzata di post-punk, suggestioni seventies e qualche nota da estremo oriente, in una formula riproposta con convinzione e personalità da una band che sembra ormai fregarsene completamente di catalogazioni, “scene” e clichè. Varietà delle spezie a parte, questa volta va dato atto ai Nachtmystium di aver confezionato un album particolarmente coeso, che, nonostante la durata, riesce a mantenere un’unità d’intenti invidiabile. Con “Addicts: Black Meddle Pt. II” i Nostri avevano giocato a “stupire con gli effetti speciali”, senza troppo criterio, mentre la tracklist di “Silencing Machine” si configura invece come un lotto più scorrevole e digeribile, che brilla soprattutto all’altezza di “The Lepers Of Destitution” e “These Rooms In Which We Weep”, canzoni che sanno ritagliarsi un posto di primissimo piano nella nostra playlist; quello tra i Darkthrone e i Killing Joke.