8.0
- Band: NAGA
- Durata: 00:29:13
- Disponibile dal: 07/09/2016
- Etichetta:
- Lay Bare Recordings
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Cento copie su vinile che contengono quattro pezzi per comporre un EP da mezz’ora. Già questo dovrebbe dare un’idea dell’approccio musicale dei napoletani Naga. Lo sludge dalle fortissime tinte doom della band è, a dir poco, disarmante; con lenta e glaciale crudeltà ipnotizza e distrugge, con una mortale ed incessante ossessività su cui le vocal disperate di Lorenzo non danno pace ed incarnano incubi lontani e carichi di visioni cupe ed occulte. Si parte con “Thrives”, dove la distorsione quasi cacofonica di basso e chitarra è contrapposta, per quasi tutto il pezzo, ad un arpeggio agghiacciante e terrificante, mentre gli accordi hanno la densità umida e calda del terreno tombale appena smosso. Immaginate di ascoltare i Mgła rallentati, più eterei e più inumani, più distanti e più misantropi ed avrete un’idea di come suonano i Naga. Si prosegue con “Hyele”, aperta dagli effetti di Emanuele seguiti dal classico ‘quattro’ di batteria che trasforma un piatto in una campana ancestrale che chiama da lontano. E’ ancora lo scream di Lorenzo a guidarci nel tortuoso percorso musicale del gruppo: un sentiero che sembra sospeso sul nulla più buio, mentre la batteria di Dario è ora più ‘groovy’ (naturalmente nel contesto del genere) e lo stesso riffing di chitarra richiama, a tratti, il classico modo di usare il plettro di molte band black metal: eppure tutto resta lento, statico e quasi immoto. Questo non fa che rendere il tutto ancora più violento ed – a tratti – insostenibile. Il sound, ancora una volta, sembra rimandare alla tradizione black est-europea (sopratutto polacca), ma il terreno è ben diverso e tutto questo miscuglio crea un’atmosfera unica, allucinata e mortifera. La puntina torna al suo posto, giriamo lato e ci accoglie un riff di chitarra tirato, quasi classic metal (non fosse per effetti e distorsioni), un inizio che sembra vagamente industrial ed un ritmo decisamente uptempo. Lo stile sembra essere cambiato, ma le atmosfere non lo sono, anche “Loner” sa mantenere la stessa crudele e spietata disperazione del primo lato del disco. E’ il turno della conclusiva “The Money Will Roll Right In”, con il suo incedere incentrato su un refrain vagamente settantiano che, invece, è nient’altro che un riff punk (stiamo, infatti, parlando di una cover dei seminali Fang), dilatato in modo lisergico ed ipnotico, tanto che i due minuti e mezzo dell’originale diventano qua sei e mezzo, rendendola un esempio di come andrebbe fatta una cover: un pezzo stilisticamente lontano che viene scomposto e reso qualcosa che appartiene al sound di chi lo ripropone. E poi, la fine. Neanche mezz’ora per l’ultimo lavoro dei Naga, una band che, per quanto diversa, ha il genio unico di altri nostri compatrioti (Nibiru o Hate & Merda su tutti). Se potete, mettete assolutamente le mani su una delle 100 copie di questo disco, altrimenti cercate un modo di ascoltarlo. Vi assicuriamo che non ve ne pentirete.