voto
8.5
8.5
- Band: NAGLFAR
- Durata: 00:45:13
- Disponibile dal: 26/02/2007
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Cattivo. Questo l’aggettivo che meglio descrive “Harvest”, nuova fatica della band svedese che oramai sforna album con una certa puntualità e con un’ottima qualità. “Harvest” non fa eccezione e accentua ulteriormente la vena melodica della band rispetto al precedente “Pariah”, coniugandola magistralmente alla brutalità delle parti veloci, come solo gli immortali Dissection sapevano fare. L’album si apre con una canzone dall’inizio lento che prelude a livello di titolo all’intero disco. Con “Into The Black” inizia l’avventura: Kristoffer W. Olivius, ex bassista divenuto cantante fin da “Pariah” (ma già cantante dei Setherial), fornisce qui una prova strepitosa sul lento incedere del pezzo. Una volta immersi nel nero, ci si imbatte in canzoni velocissime dove la straordinaria sezione ritmica retta dal rapidissimo (ma altrettanto preciso) batterista Mattias Grahn e dal bassista (il basso si sente tantissimo e contribuisce ad un sound sensazionale) Morgan Lie è un continuo alternarsi di sfuriate e break apocalittici, dove si inseriscono le classiche melodie delle chitarre. “Breathe Through Me” è la prima traccia veloce dell’album, un pezzo tritaossa; subito dopo, “The Mirrors Of My Soul” rallenta un po’ il ritmo ed è qui che la band dà prova della sua tecnica, le melodie abbondano ma rimane sempre quel fascino sinistro, vero alone dell’intero disco e segno inconfondibile del sound dei Naglfar. La parte centrale del disco è assolutamente la migliore: qui troviamo il manifesto lirico “Odium Generis Humani”, canzone velocissima ma con un break melodico da brivido, seguita da “The Darkest Road”, un alternarsi di melodie e sfuriate contornate da una voce assolutamente maligna e malsana, e da “Way Of The Rope”, altro episodio di spicco del disco dove troviamo la presenza delle atmosfere più sinistre. C’è tempo ancora per le ultime sfuriate prima di immergersi nella title-track “Harvest”, che vi riporterà indietro nel tempo fino al debutto della band, il colossale “Vittra”. Ritmi lenti ma potenti, voce diabolica e melodia trascinante per tutto il pezzo, che assurge alla classica quiete dopo la tempesta. Se non è la migliore, questa è sicuramente fra le migliori black metal band svedesi, quella che forse riesce a coniugare meglio di tutte la brutalità alla melodia. I Dissection non avranno mai eredi, ma nessuno più dei Naglfar si avvicina a loro.