6.0
- Band: NAILED TO OBSCURITY
- Durata: 00:46:51
- Disponibile dal: 11/01/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Ci sono filoni musicali che stanno pagando dazio, più di altri, a causa dell’esposizione di cui hanno beneficiato i gruppi che ne sono o erano massima espressione. Un certo tipo di dark sound dall’andatura prog, coniato dagli Opeth e dagli ultimi Katatonia, è uno dei paradigmi di questa situazione: un fenomeno assurto a genere di successo, quasi mainstream, che ha generato una vasta schiera di epigoni, spesso incapaci di svincolarsi dagli insistenti parallelismi con i cosiddetti padri del genere. Volersi cimentare in tali sonorità comporta spesso l’obbligo di esprimersi in maniera personale e, soprattutto, di saper scrivere canzoni che rimangano in testa, se realmente si ha il desiderio di imporsi all’attenzione di una larga fetta di pubblico.
I Nailed To Obscurity si muovono in questo ambito da qualche tempo ormai e il nuovo “Black Frost” è il loro esordio per Nuclear Blast Records, dopo tre album pubblicati autonomamente o tramite la piccola Apostasy Records. Ai tedeschi non manca dunque una certa dose di esperienza, e infatti “Black Frost” dal punto di vista formale lascia pochi dubbi; ciò che latita è la suddetta personalità, la capacità di fare proprio un genere o comunque di interpretarlo evitando di ricordare continuamente un’altra formazione. In questa sede i brani vengono sviluppati a dovere, con strutture fluide e arrangiamenti che esaltano il lavoro delle chitarre. Sin dal primo ascolto fa inoltre una buonissima impressione la performance di Raimund Ennenga, cantante preparato e in grado di passare con convinzione dal growl al pulito.
Il dilemma sorge davanti ai riferimenti che l’operato in sede ritmica e melodica del gruppo continuamente suggerisce: l’album ci accompagna infatti in una sorta di viaggio nel quale scorrono immagini che ognuno può facilmente ritrovare nella propria memoria di conoscitore del genere. Tanti sono i brani che contengono un passaggio evidentemente composto con la mente rivolta alla band di Mikael Åkerfeldt – periodo “Ghost Reveries”, di cui i Nailed To Obscurity sembrano spesso una versione più snella – o che ricordano gli ultimi lavori di Katatonia e October Tide, con momenti intensi dettati da un riffing nervoso e una sezione ritmica decisa, a far da base per dei ricami di chitarra solista dall’aria costantemente afflitta. I ragazzi hanno come punti di riferimento delle realtà talmente note e peculiari che è praticamente impossibile evitare certi paragoni. Pur riconoscendo la cura nella lavorazione del disco – che comunque regala qualche picco, come il ritornello della title track o il finale elegiaco di “Cipher” – si fatica dunque ad esaltarsi, in quanto spesso davanti all’impressione di essere alle prese con una raccolta di scarti dei maestri.
Con ormai quattro album alle spalle, ci risulta difficile presagire un nuovo corso per i Nailed To Obscurity, i quali sono palesemente innamorati di questo tipo di metal crepuscolare. La speranza è che in futuro altre influenze vengano incorporate nel sound e che le soluzioni chitarristiche inizino a guardare anche altrove, altrimenti prevediamo ulteriori duelli impari per il pur volenteroso quintetto sassone.