7.5
- Band: NAMELESS CRIME
- Durata: 00:57:36
- Disponibile dal: /10/2010
- Etichetta: Casket Music
- Distributore: Andromeda
I napoletani Nameless Crime sono un nome già piuttosto noto nell’underground italiano, autori in passato di lavori dagli alterni giudizi ed impostati più che altro su uno stile che faceva delle sonorità classiche il principale punto di riferimento. Due anni fa, però, ecco la quasi totale rivoluzione: della formazione autrice dei full “Nameless Crime” e “Law And Persecution” resta solo il bassista Raffaele Lanzuise, mentre la chitarrista Maddalena Bellini ed il batterista Daniele Ciao arrivano a dar manforte dopo aver messo nel cassetto il validissimo progetto Endorphine; tocca poi al vocalist Dario Guarino e al tastierista Dario Graziano (fra l’altro anche ex-drummer proprio dei Nameless Crime) andare a completare una line-up nuova di zecca e capace di rimodellare e riplasmare la musica, l’approccio e l’appeal del gruppo campano, attraverso l’aggiunta di spiccati elementi techno-thrash e raffinatissime aperture progressive. Provate a pensare a dei Nevermore un po’ meno complessi, più introspettivi ed emozionali e che fanno largo (e giusto) uso di tastiere, effetti e parti pianistiche per dare profondità e spessore alle proprie composizioni, ed ecco che a grandi linee avrete i Nameless Crime del nuovo “Modus Operandi”, una terza opera che certamente fa fare un salto di qualità alle ambizioni del gruppo, peraltro già impegnato anche in festival esteri. L’album non è immediatissimo, non vi aspettate una scarrettata di riff thrash alla velocità della luce, nè solo vocals aggressive e ritmiche terremotanti: i pezzi costruiti da questi ragazzi spaziano con fluidità attraverso un largo spettro di sensazioni ed emozioni e, soprattutto nel caso di “Sleepwalking”, “Akinesis” e del singolo “Unsigned”, si può tranquillamente tastare con mano quanto la band riesca a colpire nel profondo l’ascoltatore, grazie anche ad un cantante che – sebbene sulle prime non sia del tutto convincente – dopo diversi ascolti riesce a conquistare anche chi non apprezza il cantato troppo interpretativo. Escludendo il manieristico “Under The Bridge Of Sanity”, punto debole di una tracklist per il resto impeccabile, i brani che compongono “Modus Operandi” ci appagano in pieno e presentano nuove sfaccettature anche dopo parecchie fruizioni, segnale di una cura certosina in sede di arrangiamento. La definita identità dei singoli episodi, il decisamente buono inglese di Guarino, la produzione asciutta ma precisa (con prestigioso mastering a cura di Alan Douches) di Frank Andiver e Maddalena Bellini e la generale spiccata qualità di questo prodotto, rendono “Modus Operandi” un disco da scoprire e apprezzare senza alcun timore. Davvero niente male!