7.0
- Band: NAMELESS CRIME
- Durata: 01:14:05
- Disponibile dal: 18/12/2014
- Etichetta:
- Revalve Records
- Distributore: Masterpiece
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Nameless Crime, atto quarto: la formazione napoletana, dopo l’ormai antico e quasi totale rinnovamento di line-up effettuato per la scrittura e la pubblicazione del precedente “Modus Operandi”, poi edito nel 2010, si ripresenta finalmente sulle scene con il nuovo “Stone The Fool”, platter che appare da subito molto curato sotto tutti i punti di vista. D’altronde, l’assenza mediatica durata quasi cinque anni, interrotta qua e là solo da notizie sparse, cominciava a preoccupare: ora, comunque, possiamo stare decisamente tranquilli…i Nameless Crime sono duri a morire e proseguono, invecchiati e maturati, nella loro ricerca compositiva e stilistica a 360°. Sostituito il batterista Daniele Ciao – che nel lavoro in questione fa capolino come guest nella strumentale “Weepin’ Clouds” – con la new-entry Alessandro Romano, la band pare allargare ancora più il suo spettro d’appartenenza musicale, tanto che, al giorno d’oggi, è davvero difficile collocare il Crimine Senza Nome in una determinata branca dell’heavy metal. Di certo si può scrivere che i Nostri si approcciano alla composizione con un’attitudine libertina e progressiva, senza porsi troppi limiti e, spesso, passando in pochi secondi da un penetrante riff classic-thrash ad un intermezzo pianistico completamente atmosferico, da un’andatura ondeggiante quasi stoner a fedeli richiami all’epopea grunge. Due esempi lampanti di questa insita cangianza sono gli estremi – non temporali, bensì d’approccio – di “Stone The Fool”: “Ticks” è frenetica, urgente, irruente e schizzata, ricorda infatti abbastanza gli ultimi, rimpianti, Infernal Poetry, oppure, andando a scomodare piani altissimi, i System Of A Down; al contrario, la succitata “Weepin’ Clouds”, nel suo dolce e malinconico incedere senza voce, mostra tutta la classe in seno alla band, autrice, in questo caso, di una vera traccia-capolavoro. Molto positiva la varietà ritmica della coppia Lanzuise-Romano, mentre Maddalena Bellini e Dario Graziano, rispettivamente unica chitarra e tastiere/pianoforte, cesellano al meglio riff e arrangiamenti di una tracklist dalla lenta ma crescente facilità d’assimilazione, dinamica peraltro già rilevata in precedenza nel recensire “Modus Operandi” e le sue spire avvolgenti. Il gruppo, difatti, non fa musica immediata, per nulla, ma le sue composizioni vanno coltivate e accudite con calma, assaporate nei loro saliscendi e nella loro diversità. La voce di Dario Guarino, orientata al teatrale e reminiscente di aperture grunge-depresse, deve piacere e non sempre le sue linee colpiscono, ma tutto rientra, supponiamo, nel concetto compositivo della compagine; così come l’uso, ricercato e adatto, di violini (ad esempio nel singolo “Crumbling”) e strumenti orientali (nella bellissima “Hate-Filled Life”) è atto a donare un tocco in più all’estro dei Nostri, che dopo un bel po’ di tempo ci fanno assaporare sensazioni sopite. Difficile, a questo punto della carriera, per i Nameless Crime fare il botto; ma chiaro è come faccia molto piacere riaverli fra noi, soprattutto con un disco che ne riconferma le apprezzabili qualità, pur essendo, a voti scoperti, un pelo inferiore al predecessore. Bentornati ragazzi!