7.5
- Band: NANOWAR OF STEEL
- Durata: 00:50:08
- Disponibile dal: 02/07/2021
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Forse un po’ inaspettatamente, i Nanowar Of Steel tornano con un album puramente metal, dopo una breve parentesi di singoli indie-pop che aveva fatto storcere il naso a diversi fan. Con questo “Italian Folk Metal” i maestri del metal parodico e demenziale tornano a fare quello per cui sono nati, cioè un ottimo pastiche di metal, comicità e satira, in una commistione di generi variegata e con l’obiettivo di risultare spassosi sin dal primo ascolto.
Da un punto di vista tematico, il focus stavolta è fortemente centrato sugli aspetti più beceri che costituiscono la cultura mainstream del Bel Paese, come già lasciano presagire il titolo e la copertina dell’album (dove campeggia un esilarante mischione fumettistico di elementi tipici dell’italianità più superficiale, con un Garibaldi in versione condottiero palestrato, un pallone messo al posto dell’occhio di Sauron, passando per busti marmorei di soggetti pelati, ruspe, mufloni e vulcani che eruttano ‘suppe ‘e latte’).
Partendo dallo pseudo-drammatico “Requiem Per Gigi Sabani In Re Minore”, non si può non scoppiare a ridere ascoltando gli inni a un fantomatico Magalli-duce (“La Marcia Su Piazza Grande”), la glorificazione dell’esasperata passione italiana per il proprio cibo autoctono, anche quando surgelato o malsano (“La Maledizione Di Capitan Findus” e “La Polenta Taragnarock”), senza ignorare questioni sociali più grevi, con la consueta ironia feroce e impietosa – i drammi della terra dei fuochi in “Scugnizzi Of The Land Of Fires”; la sguaiata pericolosità dell’eccessivo amore calcistico e patriottico in “Il Signore Degli Anelli Dello Stadio”; lo stato angoscioso dell’economia iper-burocratizzata del nostro Stato, in “Sulle Aliquote Della Libertà”. I testi sono quasi tutti ricchi di spunti sagaci, in certi frangenti davvero divertenti, ponendo l’accento proprio sul tipico effetto della satira più critica: un imbarazzo vicario per ciò che ci circonda, inducendo anche, in qualche modo, ad autoanalisi e riflessioni amare.
Musicalmente il disco è ciò che promette: un folk-power metal ‘all’italiana’. Ci sono brani musicalmente strepitosi, al netto della ricerca inesausta di un effetto parodico (quantomeno l’opener “L’Assedio Di Porto Cervo” e la successiva, già citata, “La Maledizione di Capitan Findus”), e in tal senso i Nanowar Of Steel avevano già abituato gli ascoltatori: l’effetto esilarante del loro progetto musicale passa in larga parte dall’eccellente perizia tecnica e compositiva che va a stridere con la demenzialità dei contenuti cantati, proprio come è sempre stato per le band che rappresentano la genealogia da cui la formazione romana discende – dagli storici Squallor ai mainstream EELST, passando per i conterranei Prophilax e, specialmente, per gli apripista ormai classici Atroci. Elementi di ottimo folk-power (seppur basato, consapevolmente, sugli stereotipi compositivi del genere) vengono costantemente coniugati a un sentore di italianità becera (e squallida) con grande intelligenza e coerenza: richiami ai cori da stadio nostrani, al cantautorato più banalizzato, alla musica popolare paesana da sagra (quella svuotata di ogni valore etno-musicologico), al pop più orrido che scende nella tana del Bianconiglio musicale italiano raggiungendo a tratti un terribile mood anni Novanta (Fiorello, 883 ecc.) e il magma neomelodico partenopeo. Da segnalare, inoltre, le gustosissime ospitate, del calibro di Francesco Paoli (Fleshgod Apocalypse), Alessandro Conti (Trick Or Treat e Luca Turilli’s Rhapsody) e Jade (Frozen Crown).
“Italian Folk Metal” è quindi ciò che ci si aspetta dai Nanowar Of Steel: una serie di brani da ascoltare nelle serate più sguaiate, da imparare a memoria in vista di live liberatori e sbracati – senza smettere di sorprendersi per l’alta qualità musicale messa al servizio di un cazzeggio totale e (solo all’apparenza) disinteressato. Un ottimo segnale per chi temeva di non poter riascoltare più perle simili a “Giorgio Mastrota” e “Norwegian Reggaeton”: i Nanowar Of Steel sono ancora qui, pronti a riprendersi il sottosegretariato alla presidenza della Repubblica del Truemetal.