7.5
- Band: NARGAROTH
- Durata: 01:13:12
- Disponibile dal: 01/02/2004
- Etichetta:
- No Colours Records
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Dove sta andando? A chi è destinato? Dove può arrivare un messaggio così intimista? La pianura in inverno ha un fascino tetro tutto suo, un richiamo quasi morboso per l’uomo che nella sua distesa si può sentire solo, sperduto. Freddo penetrante bagnato di umidità, nebbia bassa tale a rendere la terra un paesaggio lunare, inacessibile, desolato e solitario. Attraversare come soffio di vento un posto così esteso sotto una pioggia incessante che con la sua cadenza detta i ritmi del movimento. L’arcana musica partorita dagli storici Nargaroth (o per meglio dire dal suo tuttofare Kanwulf) è la protagonista assoluta, come non mai, di questo cd. Le canzoni sono talmente lunghe e ripetitive che estraniano, alienano l’uomo dal resto, la mente dal corpo, la musica dal suo creatore. E così la musica si veste di triste malinconia ed esce sotto la fitta pioggia, senza riuscire a sguciare tra una goccia e l’altra. Ad ogni goccia la cadenza si fa più grave, il ritmo va in affanno, i tempi rallentano, sale l’angoscia. A chiudere questo tormento una voce lacerante in profondità di cui è impossibile capire con precisione la provenienza. Musica si sente sola, non ha sussulti, non ne ha la forza e così la sua anima diventa grigia come la nube che la circonda ed il suo battito piatto e muto come la pianura infinita che la rinchiude nemmeno fosse un labirinto senza uscita. Non c’è differenza tra canzone e canzone di questo “Geliebte Des Regens”, perché la solitudine non conosce alcuna differenza nel dolore di un animo tormentato come quello di Kanwulf e della sua musica: che è poesia. Forse i Nargaroth, prendendo inevitabilemnte spunto da “Filosofem” di Burzum o da Judas Iscariot, hanno saputo dare una nuova dimensione alla musica, in cui renderla inacessibile e solitaria. I riff usati per questo gioiello di musica misantropica possono essere scontati, ma andrebbero insegnati in qualche scuola in cui si insegni una materia non solo nel suo aspetto tecnico, ma anche in quello delle sensazioni che è in grado di creare. La musica così solitaria è un colpo al cuore perché rivela la solitudine insita dell’uomo di fronte ai tanti perché.Un viaggio attraverso l’Io, un viaggio dove il silenzio è musica e la musica è dolore. Un capolavoro del black metal nonostante la solita registrazione amatoriale, nonostante quella monotonia che per chi non riesce a coglierne il significato più profondo può inevitabilemente donare solo qualche sbadiglio. Il torpore è rotto dalla potenza dei fulmini che ci permettono di vedere illuminato un cielo plumbeo in cui Musica continua a danzare sulle stesse note di “Manchmal Wenn Sie Schlätt”, per lasciarsi poi cadere nell’ombra con la drammatica “Von Scherbengestalten Und Regenspaziergang”. Un album consigliato solo agli amanti del dolore e della misantropia black metal spinti agli estremi. Grazie Kanwulf, grazie Nargaroth per averci mostrato il tormento che un artista può riporre nella musica riuscendo a dar forma ad essa: la forma della donna più affascinante che ci sia consentito di desiderare.