7.0
- Band: NATIONAL SUICIDE
- Durata: 00:35:06
- Disponibile dal: 22/09/2017
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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A poco più di un anno da “Anotheround” i National Suicide si riaffacciano sul mercato con il terzo album “Massacre Elite”. Nonostante il poco tempo trascorso e la sostanziale uniformità di vedute al confronto dei predecessori, collochiamo senza indugi l’uscita tra quelle che vale la pena ascoltare in ambito thrash. La band trentina appartiene a una solida classe media, non ha una dotazione tecnico-compositiva che la possa far ambire a chissà quali traguardi (ovviamente saremo felici di essere smentiti), ma sa il fatto suo, ha l’umiltà per non strafare e limitarsi a comporre ciò che conosce al meglio. Nella fattispecie, una solida e divertente miscela di scorribande di scuola Overkill, classic metal ardentemente ottantiano e qualche sprazzo rock’n’roll che alleggerisce e diversifica l’offerta. “I’m Not A Zombie (Anymore)” è un efficace manifesto programmatico del pensiero dei cinque di Rovereto: riffing miscelante thrash e hard rock, un basso corposo che guida i cambi di tempo, il crescendo anthemico che pompa adrenalina fra bridge e chorus. “Massacre Elite” asseconda al contrario i pruriti speed della formazione, compatta e oltranzista quando innesta le marce alte e si lancia alla carica, guadagnando presa grazie all’acutezza aspra della voce di Stefano Mini. “Old, White An’ Italian” cavalca il pulsare vintage del basso e si connota per una sfrontatezza ruspante che ci ricorda, anche per l’orgogliosa, ironica, dichiarazione d’appartenenza tricolore, i Bulldozer d’annata. Un altro brano tiratissimo, che mette in luce una prova sopra le righe di Emanuele Revello, già in line-up in passato pur non registrando alcunché su disco e qui in grado di dare una sua impronta caratteristica, senza avventurarsi in ritmiche chissà quanto ricercate. Chitarre tritatutto, stacchi mosh e vocals al vetriolo si alternano con attitudine guerrigliera nella deragliante “Pisshead”, impattata in intensità dall’altrettanto esasperata “Trouble Ahead”. Definire incalzante la metrica di Mini è un eufemismo, in questo album ci pare che abbia comunque maggior equilibrio e versatilità del passato, discorso che si può fare anche per un lavoro chitarristico che in chiave solistica raggiunge traguardi ragguardevoli. Gli stacchi solisti non spezzano la tensione, piuttosto offrono una prospettiva più ampia e ricca sul sound dei National Suicide, come accade in modo evidente durante “Take Me To The Dive Bar”. Qui la coppia d’asce si pone in dialogo costante con la voce, fungendone da contraltare espressivo e punto d’appoggio per dare vivacità al brano. Il minutaggio risicato è un altro fattore positivo, la proposta tutta sostanza della band sarebbe parsa ridondante su lunghezze maggiori dei trentacinque minuti totali di “Massacre Elite”. Così invece ci si gode il suo contenuto dall’inizio alla fine senza subire l’attentato della noia. Una gradita conferma e un passo avanti.