7.0
- Band: NATRON
- Durata: 00:35:00
- Disponibile dal: 26/03/2012
- Etichetta:
- Southern Brigade Records
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A poco più di due anni di distanza da “Rot Among Us”, album che ne aveva segnato il ritorno sulle scene dopo un periodo poco proficuo a livello discografico, i Natron si rifanno vivi con una raccolta di vecchio materiale rinfrescato dalla loro attuale lineup, volta a celebrare il ventesimo anniversario della fondazione della band. Proprio così, sono già due decenni che i ragazzi pugliesi camminano su questa terra (come zombie, ovviamente): una carriera che in Italia, in campo death metal, non ha pressochè eguali, a parte Gory Blister e Mind Snare, anch’essi attivi da fine anni ’80/primi anni ’90. Una importantissima realtà come i Sadist, ad esempio, in carriera ha fatto registrare anche lunghi break o scioglimenti, mentre i Natron sono sempre e comunque rimasti attivi, tra pubblicazioni, concerti e tour nello stivale e all’estero. Con “Grindermeister” il quartetto rende tributo a parte del suo primo repertorio, ri-registrando e aggiornando alcune perle estratte dal primo EP ufficiale “Unpure” (1996) e dal debut album “Hung Drawn & Quartered” (1997). Entrambi i lavori erano stati riesumati già qualche anno fa tramite la compilation “Necrospective”, uscita per Holy Records, ma in questo caso stiamo a tutti gli effetti parlando di rivisitazioni di quei brani, che ora possono godere di una produzione maggiormente piena (anche se quella originale non era tutto sommato così scadente) e, naturalmente, di una performance strumentale più esperta e decisa, alla quale si affianca quella vocale del frontman di oggi Nicola Bavaro. Sette i pezzi presi in esame, più un regalino finale sottoforma di una cover di “Dead Shall Rise” dei Terrorizer, chiaro omaggio al background grindcore dei Nostri. Piacevole risentire vecchie chicche come “Morgue Feast” o “Elmer The Exhumer” in una chiave più moderna, che ci mette nelle condizioni di assaporare al meglio il particolare gusto di Domenico Mele, chitarrista di indubbio talento che, con il batterista e fondatore Max Marzocca, costituisce da tempo l’anima della band. I Natron, almeno da “Unpure”, hanno sempre potuto vantare un un guitar-work molto personale, figlio delle più classiche influenze floridiane così come del thrash più tecnico ed obliquo di marca Coroner e Voivod, e questa inconsueta combinazione – assieme alle particolari strutture, anch’esse poco ortodosse – ha ora modo di essere apprezzata pienamente grazie a un lavoro dietro la console più professionale e attento ai dettagli. Con “Grindermeister” si va dunque a lezione di storia: in effetti, non era strettamente necessario riascoltare questi brani per ricordarsi o rendersi conto del valore di un gruppo come i Natron, ma di certo un promemoria di questo tipo non può che fare del bene.