5.5
- Band: NE OBLIVISCARIS
- Durata: 01:11:40
- Disponibile dal: 07/05/2012
- Etichetta:
- Code666
- Distributore: Audioglobe
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“Portal Of I” è il classico disco dove chi troppo vuole nulla stringe. La premessa non è certo delle migliori, tuttavia siamo convinti che calzi a pennello per l’esordio sulla lunga distanza degli australiani Ne Obliviscaris, attivi oramai dal lontano 2003. Il sestetto si dedica ad un ibrido tra black e death melodico, con un tentativo di approccio progressive e con il costante apporto di un violino, onnipresente in quasi tutte le tracce e spesso piazzato in primo piano quando le tempistiche si dilatano e i toni si fanno più lenti. Nella durata eccessiva dell’ascolto – un’ora e undici minuti – le sette lunghe tracce che compongono la tracklist sono tutto sommato orecchiabili, grazie soprattutto ad un ottima produzione che centra l’obbiettivo nell’esaltare i numerosi cambi di tempo e gli intrecci sonori proposti dai Nostri, strutturati su un incontro leggermente forzato tra gli elementi citati in precedenza e qualche accenno di folk zuccheroso, tenendosi sulla scia di idee messe in pratica gia da diverse formazioni dalla personalità più marcata. Grosso limite dell’album, come accennato, è la sua lunghezza sconvolgente, con una durata media dei brani che si assesta attorno ai dieci minuti: dati di certo poco confortanti se si tiene in considerazione che non stiamo proprio parlando di una band dalla grossa esperienza. E così, tra innumerevoli influenze, stili vocali che si sussegguono senza una logica troppo precisa – ci troviamo growl, screaming, sussurranti ugule alla Neige ma anche voci femminili – e un’articolazione dei brani tutto sommato identica – partenza col botto, rallentamento centrale con annessi arpeggi e apoteosi finale tra melodie epiche e assalti d’arma bianca – la sostanza finale è veramente poca e, soprattutto, i secondi finali dell’ultima traccia si rivelano un traguardo quanto mai sudato. Non per niente, il brano più godibile risulta essere “Of The Leper Butterflies”, dalle meccaniche concrete e dall’effetto sicuramente più immediato. A loro si chiede di essere meno dispersivi e di concentrarsi su un particolare aspetto della loro musica; così non ci siamo proprio. In caso contrario, se il loro intento è quello di valorizzare questo ambizioso ibrido, c’è da lavorare ancora parecchio.