7.0
- Band: NEAL MORSE
- Durata: 01:05:41
- Disponibile dal: 11/09/2020
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Sony
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Dopo la temporanea incursione nel mondo del musical con il precedente “Jesus Christ The Exorcist”, pubblicato dalla Frontiers Records, Neal Morse torna all’ovile della Inside Out Music e, coerente con i suoi ritmi di lavoro inumani, si ripresenta oggi con il nuovissimo “Sola Gratia”. Prima di addentrarci tre le varie tracce dell’album, è necessario dare al lettore un paio di informazioni sulla genesi di questo disco, che non viene pubblicato con il monicker della Neal Morse Band, ma con il solo nome dell’artista, esattamente come successo per il precedente lavoro. Se per “Jesus Christ The Exorcist” questo era dettato da motivi oggettivi (etichetta diversa, una schiera di musicisti, numerosi cantanti e una struttura più vicina a quella dell’opera teatrale), in “Sola Gratia” troviamo nuovamente Mike Portnoy alla batteria, Randy George al basso, qualche (raro) intervento da parte di Eric Gillette alla chitarra e Bill Hubauer alle tastiere. Perchè, dunque, una pubblicazione accreditata al solo Neal Morse? Il motivo è, ancora una volta in questo maledetto 2020, il Covid-19: l’intero album, infatti, è stato composto in solitaria da Morse durante il periodo di lockdown e registrato con il contributo a distanza dei suoi compagni di band. Neal si è occupato della quasi totalità delle parti di chitarra e tastiere, ha cantato e ha composto la struttura ritmica, che Portnoy e George si sono limitati a riprodurre, quasi fossero dei semplici turnisti.
Date queste premesse, vengono spontanee un paio di considerazioni. In primo luogo appare evidente ancora una volta come Neal Morse sia uno di quegli artisti completi a 360 gradi, un musicista capace di costruire praticamente da solo un intero album che, oltre a reggersi perfettamente sulle sue gambe, è dotato anche di quella complessità e quella ricercatezza propria di un genere, il progressive, che non si accontenta della semplice alternanza strofa/ritornello. Per contro, e questa è l’unica critica che ci sentiamo di muovere a “Sola Gratia”, privato del contributo attivo di altri incredibili musicisti in fase di scrittura e arrangiamento, Neal Morse ha pubblicato un disco sì piacevole, ma anche estremamente classico, con tutti i pro e i contro del caso. Chi ama la scrittura del compositore americano troverà anche qui tutte le principali caratteristiche del suo stile: melodie aperte, ariose, sorrette spesso dagli archi; una trama melodica e ritmica poliedrica ma mai intricata o cervellotica; un amore incondizionato verso la grande tradizione del progressive inglese degli anni Settanta, che lo accompagna fin dalla sua carriera negli Spock’s Beard; ed infine un particolare gusto per partiture di pianoforte pulite, capaci di valorizzare i brani lenti con quella purezza che ben si sposa con le tematiche cristiane. Per contro, è innegabile come su tutto l’album aleggi una certa aria di già sentito, che richiama molti episodi della carriera di Morse, con particolare accento su “Sola Scriptura”, il concept album dedicato alla figura di Martin Lutero, pubblicato nel 2007.
“Sola Gratia”, dunque, non riesce a raggiungere le stesse vette del suo predecessore, ma, contestualizzato all’interno della situazione che ha portato alla sua nascita, rimane comunque un episodio assolutamente positivo all’interno della carriera di Neal Morse. Il compositore, che in questa nuova opera ha provato a raccontare la vita di San Paolo fino alla sua celebre conversione sulla via di Damasco, ha già ventilato l’ipotesi di pubblicare un secondo capitolo, che possa terminare il racconto fino presumibilmente al martirio dell’apostolo di Tarso. Conoscendo Neal Morse, siamo certi che non dovremo attendere a lungo…