voto
7.5
7.5
- Band: NEAL MORSE
- Durata: 01:55:03
- Disponibile dal: 23/05/2011
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: EMI
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Nel 2002, dopo la pubblicazione dell’ottimo “Snow”, Neal Morse lascia a sorpresa gli Spock’s Beard per motivi religiosi. Il polistrumentista statunitense è protagonista nello stesso anno di un’autentica folgorazione divina che lo porta alla conversione al cristianesimo e, successivamente, all’abbandono delle sue band principali, Spock’s Beard e Transatlantic, perché non in linea nelle tematiche con il credo della sua nuova fede. Nell’anno successivo Neil Morse dà alle stampe l’ambizioso "Testimony", un epico concept solista incentrato proprio sul percorso di redenzione attraversato dall’artista, che da lì in avanti proseguirà la sua carriera solista su queste coordinate liriche con altalenanti risultati di critica e pubblico. Questo breve preambolo storico è utile per collocare al meglio il nuovo disco del cantante americano a titolo “Testimony 2”, che, come potete immaginare, rappresenta il seguito del primo capitolo sopraccitato, entrando in maniera ancor più profonda nei dettagli della vita spirituale del protagonista. Tralasciando il discorso prettamente lirico, il nuovo lavoro è un viaggio nei meandri del progressive rock nello stile epico, maestoso e po’ impegnato cui Morse ci ha abituato da molti anni a questa parte, ma la notizia più bella arriva dalla presenza come ospiti di ¾ degli Spock’s Beard (il fratello Alan, di Nick D’Virgilio e di Deve Meros), sintomo di una ritrovata amicizia e motivo per credere ad un possibile ritorno di fiamma, visto anche il ripensamento di qualche anno fa sul fronte Transatlantic. L’ottavo album solista di Neil Morse si sviluppa in due ulteriori dischi: il primo che riallaccia il discorso della prima parte ed è diviso a sua volta in tre capitoli per un totale di 13 pezzi, mentre il secondo è costituito da soli tre brani, uno dei quali però della durata di quasi 26 minuti. La qualità tecnica ovviamente non manca, anche perché, oltre al talento del musicista cardine e degli ospiti citati, brilla la presenza degli ormai fidi compagni di viaggio Mike Portnoy alla batteria e Randy George al basso, ma ciò che più ci interessa è la qualità compositiva, ed anche in questo senso le notizie sono piuttosto confortanti. Ovviamente, ci troviamo al cospetto di un’opera rock che, per durata e complessità di alcune parti, non risulta fruibile sin dalle prime battute, anche perché il genere in questione è un progressive rock legato alla scena ’90 e dunque ricco di tecnicismi non sempre funzionali alla fluidità del pezzo, come nel caso della strumentale “Overture N°4”, ad esempio. Se questa ricerca alla complessità in alcuni punti rappresenta un limite o una forzatura, soprattutto per chi non mastica certe sonorità, dobbiamo riconoscere il merito al protagonista di essere riuscito ancora una volta a trovare un delizioso mood portante che verrà ripreso più volte nel corso dell’opera ed una serie di linee vocali e arrangiamenti strumentali che mirano esclusivamente all’emotività della canzone. “Testimony 2” si apre col bellissimo refrain di “Mercy Street”, doppiato poi nel finale, e prosegue con l’intensità straordinaria sprigionata dall’ottima “The Truth Will Set You Free”, passando per un paio di lenti di gran gusto melodico quali “Jayda” e “Jesus Bring Me Home”. I nostalgici degli Spock’s potranno leccarsi i baffi ascoltando gli incastri corali dell’avvincente “Time Changer” ed anche il secondo disco regala soddisfazioni: non solo con la già citata suite finale, invero sin troppo prolissa, ma anche con la freschezza delle positive “Absolute Beginner” e “Supernatural”. Coloro i quali hanno apprezzato la prima parte dell’opera ed in generale ammirano la penna di Neal Morse potranno nuovamente godere di un album di ottima fattura da annoverare tra i bersagli pieni centrati dall’artista. La mole, la complessità e la autoreferenzialità di taluni passaggi sarà d’impiccio solo per i neo-progster o per chi certe sonorità non le ha mai digerite.