7.5
- Band: NEBULA
- Durata: 00:38:13
- Disponibile dal: 22/07/2022
- Etichetta:
- Heavy Psych Sounds
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La carriera dei Nebula non è mai stata troppo lineare: creatura del cantante e chitarrista Eddie Glass e del batterista Ruben Romano (entrambi fuoriusciti dai Fu Manchu), sono nati in California nel 1997, quando l’epopea dello stoner stava già volgendo al termine e i Kyuss, coloro che hanno dato inizio a tutto, avevano già pubblicato il loro canto del cigno; eppure, la formazione di Palm Desert è considerata uno dei massimi esponenti del genere, pur avendo sempre avuto un approccio alla materia molto particolare e che ha permesso loro di ottenere consensi da un pubblico variegato.
Dopo lo scioglimento e la reunion, che è stata praticamente opera del solo Eddie con nuovi musicisti, in pochi avrebbero scommesso su un ritorno ad alti livelli del trio americano e, se “Holy Shit” del 2019 aveva smentito solo parzialmente gli scettici, il nuovo “Transmission From Mothership Earth”, pur non raggiungendo le vette dei primi anni di carriera, sembra un deciso passi avanti verso una forma ottimale. Il tempo ha sicuramente ammorbidito il suono degli americani ed ha reso la loro musica diversa da quella di “To The Center” o degli EP, ma la via intrapresa non toglie fascino a composizioni che, partendo dallo stoner più abrasivo, vanno ad abbracciare altri generi con personalità e gusto. Il furore degli anni ’90 c’è ancora, e i Nebula vogliono subito mettere in chiaro questo concetto con l’iniziale “Highwired”, carica di distorsione e feedback come ai bei vecchi tempi; ma, se i piedi sono ben piantati nella sabbia del deserto del Mojave, dove l’album è stato registrato, la mente è spesso impegnata in un viaggio spaziale alla Hawkwind, come nella micidiale “Melt Your Head”. Echi di Black Sabbath sono ovviamente udibili in ogni riff ed è anche facile intuire la passione di Eddie per classici come Hendrix, ad esempio nei deliri chitarristici della psicotropa “I Got So High” e, soprattutto, per il garage rock dei The Stooges, memore delle origini punk del leader della band, che fa capolino nella psichedelica e blueseggiante titletrack e non solo; la conclusiva “The Four Horsemen” rappresenta il momento di maggiore accessibilità mentre qua e là qualche accordo un po’ più sbilenco va a ripescare addirittura il grunge, ad ulteriore dimostrazione del legame degli americani con la tradizione.
In generale, l’impressione è che l’equilibrio tra potenza e creatività o, se vogliamo, tra vecchi e nuovi Nebula, questa volta sia ben riuscito e abbia dato vita a otto pezzi godibili e senza cedimenti evidenti. “Transmission From Mothership Earth” non sarà un tassello fondamentale della storia dello stoner ma un’ottima ripartenza lo è di certo, e fornirà nuovo materiale per i live infuocati a cui i californiani ci hanno abituati.