7.0
- Band: NEBULAE
- Durata: 00:32:05
- Disponibile dal: 18/10/2019
- Etichetta:
- Time To Kill Records
- Distributore: Goodfellas
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Giunge a distanza di un anno dal precedente “Carbon” il nuovo album “Pulse” degli italianissimi Nebulae, capitanati dalla cantante Miriam Granatello. E ci si trova subito di fronte ad un metal moderno ma ricco di sfumature, sottolineate dall’estrema variabilità che assumono ora la sezione ritmica (Antonio Masciandaro al basso e Alfonso Mocerino alla batteria), ora le chitarre (ad opera di Eduardo Mazza) ma soprattutto le linee vocali, mai banali ed in perenne equilibrio fra diversi registri.
Basta poco più di mezz’ora ai Nebulae per riuscire ad imporsi attraverso nove brani dai titoli lapidari, caratterizzati da una cura nella resa diversa dei suoni dei singoli strumenti (e la voce, vero e proprio strumento in questo caso): già l’iniziale “Trapped” fa capire che non si scherza, ed infatti l’assolo di chitarra ricco di effetti rimane impresso, così come l’alternanza ritmica continua e il perenne uso di diversi modi di cantare, mettendo una leggera spruzzata melodica in grado di mantenere un alone sinistro, nonostante tutto, a fare da collante.
La successiva “Dawning” si rivela più elaborata in apertura, riuscendo a lavorare su ritmiche ficcanti ma potendo contare anche su aperture ricche di groove, scomodando certe progressioni più classiche del genere e finendo il tutto in doppia cassa; ritornano gli effetti usati sapientemente in “Removal”, brano in cui i vocalizzi riescono a dare una profondità addirittura maggiore fra cambi di tempo ed un lugubre giro di organo prima che tutto si chiuda un po’ a sorpresa. Ci sono momenti anche più ragionati, come in “Bend Down”, dall’inizio pulito e dilatato, con la parte vocale più blanda ed un sentore generale che va a parare dalle parti dell’alternative rock, prima di assumere un finale più metal con un ottimo controtempo di batteria: sulla stessa lunghezza d’onda si pone “Control”, forse il brano più diretto – ma tutt’altro che banale – di “Pulse”. “Poors” va a scandagliare le sonorità più pesanti dei Nebulae con un momento quasi grind, contrapponendolo a certi rimandi melodici jazzati ed un inciso in cui interviene a batteria in un secondo tempo per trasformarsi in uno swing metal che aumenta in ruvidità man mano che prosegue. “Bite” mostra un gruppo capace di dire la propria in termini di potenza e violenza anche quando si butta in midtempo, per arrivare poi con “Smother” ad un brano dal respiro epico e dalla venatura melodica seppellita sotto tonnellate di potenza per arrivare in chiusura di questo “Pulse” a “Dust”, la composizione più lunga che alterna momenti più dilatati ed essenziali ad incisi più tonici e potenti.
Una prova senza punti deboli, quella dei Nebuae, che va a dimostrare il valore assoluto di un gruppo che meriterebbe di stare ben più in alto rispetto a blasonati colleghi esteri.