6.5
- Band: NECKBREAKKER
- Durata: 00:40:00
- Disponibile dal: 06/12/2024
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Il debutto dei danesi Neckbreakker, “Within the Viscera”, rappresenta un biglietto da visita abbastanza interessante per questa giovanissima band, approdata direttamente su una label di primo piano come Nuclear Blast Records. La pubblicazione del disco avviene poi in un momento particolare per la scena locale, con veterani come Konkhra e Panzerchrist anch’essi protagonisti di nuovi lavori in queste settimane, quasi a simbolizzare un passaggio generazionale all’interno del filone death-thrash made in Denmark.
Il suono dei Neckbreakker pare in effetti pescare con una certa insistenza dalla tradizione locale, rimanendo però aggiornato ai tempi moderni. Il quintetto eredita il groove caratteristico di band come i suddetti Konkhra e Panzerchrist – senza naturalmente dimenticare Illdisposed, Hatesphere, Dominus e Baest – rifacendosi quindi a un elemento chiave della scuola danese, combinando però questa tendenza con una produzione contemporanea e un approccio compositivo maggiormente articolato, al cui interno non mancano trame serrate e incursioni più tecniche che richiamano un po’ di sano vecchio death metal americano. Il risultato è quindi un album con brani mediamente strutturati, ricchi di cambi di tempo e dettagli, anche in chiave melodica, che denotano una discreta ambizione e una certa padronanza tecnica.
Proprio partendo da questi presupposti, si può vedere in “Within the Viscera” un disco che talvolta soffre di alcune ingenuità tipiche delle più giovani band al debutto. Le composizioni, per quanto potenti, talvolta tendono infatti a essere eccessivamente elaborate e dispersive, quasi a voler condensare ogni singola influenza musicale dei membri della band. Questo si traduce in pezzi che a volte si perdono un po’ per strada, mancando di quella immediatezza che potrebbe rendere il suddetto groove più mirato e incisivo. Non a caso, un brano come “Silo”, con il suo taglio più thrasheggiante e diretto, riesce presto a distinguersi proprio perché offre un’aggressione più compatta e memorabile, suggerendo una direzione potenzialmente vincente per il futuro.
Detto ciò, l’album non è privo di momenti ispirati: alcuni passaggi in tracce estremamente lunghe come “Unholy Inquisition” o “Face-Splitting Madness” mettono in evidenza un songwriting promettente e un tiro che, se ben indirizzato, potrebbe trasformarsi in un marchio di fabbrica. Tuttavia, è appunto chiaro che i Neckbreakker abbiano ancora margini di crescita, soprattutto nella capacità di snellire le proprie idee e renderle più fruibili in un ambito in cui l’impatto sembra essere il fine ultimo. A volte c’è troppa carne al fuoco, troppi avvitamenti, e questa poca lucidità nel raggiungere l’obiettivo finisce per risultare appunto ingenua, con tutto che questo è un concetto a cui i ragazzi potrebbero giungere con maggiore chiarezza una volta portati a termine i primi tour di supporto al disco.
Per il momento, a maggior ragione se confrontato con il modesto ritorno discografico dei Konkhra, il debutto dei ragazzi risulta comunque vivace, dimostrando che la scena danese ha ancora qualcosa da offrire, anche e soprattutto grazie all’energia delle nuove leve. Pur dovendo lavorare su un’identità musicale più definita e focalizzata, con “Within the Viscera” i Neckbreakker pongono le basi per un futuro piuttosto promettente.