6.0
- Band: NECRODEATH
- Durata: 00:47:40
- Disponibile dal: 15/10/2007
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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“Draculea” era un album molto atteso dai fan dei Necrodeath: veniva dopo il buonissimo “100% Hell” che aveva inserito delle variabili interessanti al black thrash dei nostri e quindi c’era la curiosità di sapere dove sarebbero andati a parare Peso e soci; poi stavolta i ragazzi si sarebbero cimentati con un concept importante ma abusatissimo e anche qui bisognava verificare che la band non cadesse nello scontato. Ora che “Draculea” è sugli scaffali dei negozi tutti i dubbi vengono dissipati, ma purtroppo va segnalato che l’album non è all’altezza dei suoi predecessori. Ci sono diversi lati positivi: prima di tutto la produzione stratosferica degli Outer Studios, la migliore in assoluto per un album dei Necrodeath. Poi la prova di Peso dietro le pelli è strabiliante: infatti, accanto alle sfuriate tipiche del genere musicale, Peso inserisce delle ritmiche tribali ed un gran lavoro di braccia (e di testa) più che di gambe. Altro aspetto positivo è rappresentato dalle fast track presenti nel lavoro: “Smell Of Blood”, “Fragments Of Insanity” e “Impaler Prince” soprattutto portano inciso a fuoco il marchio dei Necrodeath, vero e proprio sigillo di garanzia. Le note dolenti arrivano ora: crediamo che per esigenze di concept sia stato dato troppo spazio alle atmosfere, a discapito della forza bruta. Oltretutto tali atmosfere a volte risultano piuttosto banali e nemmeno tanto orrorifiche, come nell’intro, nell’outro e nella title track (in totale queste tre tracce occupano più di quindici minuti, quindi non può essere considerato un fatto marginale). Secondariamente vi sono dei momenti dove l’influenza della NWOBHM e soprattutto dei Mercyful Fate, viene a galla in maniera prepotente, ed invece di irrobustire il suono della band tende invece a snaturarlo. Oltretutto per la prima volta non si è sfruttato appieno il potenziale distruttivo rappresentato da Flegias che, in qualche frangente (“Party In Tirquoviste”) sembra un animale in gabbia. A conclusione di tutto, il concept non riesce ad uscire dalle solite banalità, nonostante le voci femminili rumene (almeno credo, mi si perdoni l’eventuale imprecisione) e la cover (scontata anch’essa) di “Countess Bathory” dei Venom. Inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta: “Draculea” non è certo il miglior album della band, ma ha l’attenuante che il risultato finale sia uscito così per “esigenze di copione” legate al concept. Aspettiamo i vecchi leoni al varco con il prossimo lavoro, per vedere una volta per tutte da che parte hanno deciso di andare a parare.