7.0
- Band: NECRODEATH
- Durata: 00:40:47
- Disponibile dal: 25/10/2011
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Non facciamo fatica ad ammettere che, date le ultime uscite dei Necrodeath, quando ci è giunto tra le mani il nuovo “Idiosyncracy” abbiamo avuto più di un pregiudizio ancor prima di avere infilato l’album nel lettore; invece dobbiamo constatare con estremo piacere che il nuovo lavoro di Peso e compagnia è ben congegnato e ricco di spunti interessanti, il tutto supportato da un songwriting ritornato finalmente all’altezza della fama della band ligure. Siamo consci del fatto che i Necrodeath assassini e rozzi di diversi anni fa probabilmente sono morti per sempre; al loro posto oggi ci sono quattro ottimi musicisti, perfettamente consapevoli dei loro mezzi e che utilizzano armi differenti per colpire l’ascoltatore. Avevamo giustamente incensato l’album della svolta, quel “100% Hell” uscito ormai diversi anni orsono, come altrettanto giustamente avevamo criticato “Draculea” e “Philogenesis”, troppo pretenziosi per colpire nel segno. La strada intrapresa dai ragazzi però aveva come punto di arrivo proprio questo “Idiosyncracy”, album composto da un solo brano (diviso in sette parti) dove i nostri snelliscono il loro sound arricchendolo allo stesso tempo di nuove suggestioni. I primi due movimenti sono utili per preparare l’ascoltatore e per introdurre quelli che saranno i riff portanti dell’intero lavoro, prevalentemente basato sui mid tempo. Da subito infatti viene messo in chiaro che le accelerazioni non saranno molte e quasi nessuna avrà a che fare con i massacri del passato. Nonostante ciò, i Necrodeath riescono a colpire grazie ad un mood luciferino creato da un gioco di atmosfere che rimanda ai Mercyful Fate e soprattutto al King Diamond solista; pazienza se poi un paio di passaggi sono praticamente identici a “Dante’s Inferno” degli Iced Earth. A discostarsi da quanto abbiamo appena descritto c’è solo il trip quasi progressivo e dalle tinte spaziali della quarta parte, piazzato appositamente a metà album per spezzare la tensione lirica generata prima e dopo. L’unico movimento non particolarmente riuscito è il sesto, dove si hanno dei discreti cambi di tempo, ma nulla che riesca a destare realmente l’attenzione. Fortunatamente, la settima e conclusiva parte è veramente superba, una cavalcata in mid tempo della quale King Diamond sarebbe estremamente orgoglioso. Come dicevamo in apertura, le prove dei singoli sono sempre più che buone, a partire da un Flegias che riesce ad essere sia evocativo che sanguinario, passando per una sezione ritmica affiatata e che trova in Peso un fuoriclasse dallo stile riconoscibilissimo ed arrivando a Pier Gonella che, sfruttando la maggiore vena classica dell’album, riesce a piazzare degli assoli eccellenti e ben calibrati. Ripetiamo, siamo lontani dalle mirabilie del passato, ma “Idiosyncracy” riesce a riconsegnarci una band in forma e che, forse troppo frettolosamente, avevamo dato per finita. Meglio così.