NECROMANTIC WORSHIP – Necromantic Worship

Pubblicato il 28/06/2025 da
voto
7.5
  • Band: NECROMANTIC WORSHIP
  • Durata: 00:38:11
  • Disponibile dal: 29/05/2025
  • Etichetta:
  • Nuclear War Now

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A quasi un decennio dai primi segnali d’esistenza sotto forma di demo, i misteriosi Necromantic Worship – progetto olandese devoto anima e corpo a un certo occult / black metal dei primissimi anni Novanta – tornano con il loro primo album omonimo. Un ritorno che sa di manifestazione rituale, una discesa in un abisso che sembra uscito direttamente da un vecchio catalogo Unisound, carico di polvere, incenso e riverberi infernali.
Il tratto distintivo della band, evidente sin dagli esordi, è qui portato a maturazione senza perdere un grammo di quella visione integralista e a suo modo romantica: un omaggio filologico ai pionieri più oscuri di una certa scena europea. “Necromantic Worship” si fonda su una struttura sonora inusuale per gli standard moderni: il basso regna sovrano, denso e zanzaroso, tanto da sostituire quasi completamente le chitarre nel fornire l’ossatura delle composizioni. Non si tratta solo di una scelta stilistica, ma di un manifesto d’intenti: riportare in vita l’ethos dei primi Necromantia, senza però limitarsi a un’imitazione troppo sterile.
Le chitarre fanno capolino solo per assoli, spesso melodici e ben cesellati, che aggiungono un contrasto lirico al torbido del low-end. Il risultato è un suono fumoso e vischioso, per certi versi minimalista, ma mai privo di direzione. Su questo fondale plumbeo si stagliano tastiere retrò, dal timbro casereccio e vagamente kitsch, che rievocano con efficacia il senso del meraviglioso e del macabro dei primi Samael e dei Mortuary Drape più evocativi. Il loro uso, apparentemente ingenuo, è invece parte integrante della costruzione di un’estetica deliberatamente datata, teatrale, esoterica e a tratti anche gotica.
La voce di Ghûllzaraën – nome che pare uscito da un grimorio dimenticato – aggiunge un ulteriore livello di straniamento: più che cantare, narra e sibila, come un orco convocato da un rituale, procedendo per frammenti evocativi, incastonati in brani che paiono spesso piccoli racconti oscuri. Non si ravvisa insomma la furia di un black metal distruttivo e serratissimo, bensì un più composto incedere cerimoniale, a volte ipnotico, che punta a costruire ambientazioni dense e arcane.
Il revival old school ha vissuto negli ultimi anni un’abbondanza quasi bulimica, ma i Necromantic Worship si collocano in una nicchia ancora più ristretta: non tanto nella direzione norvegese più celebre o in quella black-death svedese, quanto nell’oscura corrente mediterranea degli anni Novanta, vedi i primi Varathron, i suddetti Necromantia, i Samael degli esordi o i Mortuary Drape. Il loro culto è specifico, ricercato, e volutamente slegato dalle mode contemporanee.
“Necromantic Worship” si pone insomma come un lavoro per pochi. Ma proprio in questa sua consapevolezza, in questa sua devota aderenza a un’estetica perduta, trova una sua forza. È un album che non cerca compromessi, ma che può offrire qualcosa a chi ancora si emoziona davanti a un synth datato, a un assolo melodico che squarcia la nebbia, a una voce che racconta storie di antichi rituali. Un tributo, sì, ma ben gestito e interpretato da una line-up di veri cultori.

TRACKLIST

  1. Sacrificial Carnage
  2. The Tempering of Erevos
  3. Into the Haunted Crypt
  4. The Offering
  5. Malicious Paradise (Tiamat cover)
  6. Ancient Lunar Mysteries
  7. Nightmare Visions of the Nameless City
  8. Rub -- Al - Khali
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