6.5
- Band: NECROMORBID
- Durata: 00:29:11
- Disponibile dal: 03/04/2020
- Etichetta:
- Iron Tyrant
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Piovono bombe nucleari, l’aria si satura di veleni e il mondo giace agonizzante coperto da cenere e macerie, quando si viene investiti da “Sathanarchrist Assaulter” dei toscani Necromorbid. Un power trio votato all’eccesso guerrafondaio-terroristico di smaccata marca Blasphemy, Conqueror, Archgoat e Black Witchery, tutta quella corrente asserragliata nel suo acuminato war metal, che si compiace di squartare gli strumenti, invece che suonarli, in nome di un’estremizzazione incoerente dell’estremo, buona per qualsiasi scenario apocalittico di vostro gusto. Odi a Lucifero, a barbarie compiute in onore di Satana nostro Signore, disprezzo genuino e insanabile per la melodia, titoli dei brani così eccessivi da grondare umorismo, una copertina griffata dall’inconfondibile mano di Cristophe Moyen (IL disegnatore iconico per tali turpitudini) confezionano un quadretto d’insieme che non ammette dubbi sui contenuti dell’album. Con questo secondo disco il gruppo va sostanzialmente ad omaggiare i suoi amati numi ispiratori, dando in pasto all’uditorio di settore il classico disco ‘di genere’ che verrà divorato famelicamente da fan oltremodo avvezzi a contenuti di siffatta brutalità.
All’interno di questa forma deviata di death/black, i Necromorbid sono di quelli che puntano alla concisione delle strutture e all’assenza di orpelli, non avendo nemmeno quelle vaghe tentazioni atmosferiche che possono talvolta comparire per alcuni act, quando nel loro tetragono minimalismo optano per un rallentamento dei tempi e un processo di soffocamento, in sostituzione della più usueta mattanza a colpi di machete e mitragliatrici. Suoni saturi, batteria monocorde, urla che son latrati gutturali, riff incendiari, pochi cambi di tempo e via a rotta di collo, per schiantare e schiantarsi in una babele sonora che non guarda in faccia a nessuno, fiera della sua bastardaggine e del suo essere monocorde. Rimanendo saldamente nel solco della tradizione, carro di buoi che non conosce meccanizzazione e se ne fa vanto, i Necromorbid lasciano intuire qualche qualità strumentale che, in un prossimo futuro, potrebbe anche condurre lievemente al di fuori dell’attuale raggio d’azione.
Innanzitutto, l’ala maestra slayeriana dei primi tre album suggerisce qualche interessante variazione sul tema, tipo negli assoli schizofrenici e nei radi cambi di tempo, oppure in qualche idea ritmica un poco più elaborata. La produzione, dati i termini di confronto, è curata e offre quel dinamismo che a questi lidi, normalmente, latita. Inoltre, al di là della compattezza d’insieme e dell’affilata rozzezza, all’altezza delle aspettative, si coglie che i tre musicisti non siano propriamente dei ‘caproni’ nel loro mestiere e, se costretti, potrebbero suonare in modo più raffinato di quanto accada qua dentro. Intendiamoci, non desideriamo che si snaturino ma, in ragione dell’attuale limitatezza stilistica, si può auspicare qualche sussulto nel verso di un maggior cerebralismo, ostentazioni di psicosi che li potrebbero avvicinare, tanto per fare un nome, ai pazzi Tetragrammacide di “Primal Incinerators Of Moral Matrix”. Per ora, pur riconoscendo l’onore delle armi e l’efficacia di “Sathanarchrist Assaulter”, siamo dalle parti del competente omaggio e poco oltre. Gradevole, scellerato quanto basta, ancora timido nello sprigionare il proprio potenziale. Vedremo in futuro.